Matteo Renzi. Adesso tocca a lui!?

Delle difficoltà di formare un governo abbiamo già parlato e sentito abbastanza, sono sotto gli occhi di tutti: un parlamento diviso in tre parti uguali, ma tre parti che non si parlano, non comunicano, non mediano. Impossibile trovare un’intesa di governo! Quindi, saggi o non saggi, non resta che tornare al voto, salvo improbabili “matrimoni d’interesse”!
Ma del Pd che doveva vincere a mani basse queste elezioni e andare da solo al governo, ne vogliamo parlare? Il partito rigenerato da una costola del vecchio Pci di Enrico Berlinguer, rianimato dopo tangentopoli da Achille Occhetto e passato di mano a D’Alema, Veltroni e Bersani, con i loro Franceschini, Letta, Rosy Bindi e Matteo Renzi, oggi – volente o nolente – ha in mano il pallino della situazione, seppure per una manciata di voti in più rispetto ai suoi diretti concorrenti, ma non si decide a fare nulla! E’ immobile, folgorato sulla via dei “dieci saggi” del Presidente!
Forse è sull’orlo dell’implosione!? Forse assisteremo ad una prossima scissione dell’attuale Pd!? O forse ad un ricambio generazionale!? Una cosa è certa: se il Pd si gioca malamente pure la carta Matteo Renzi, ammesso e non concesso che questa sia quella vincente, la sinistra avrà fagocitato nel giro di poche tornate elettorali il suo ennesimo aspirante leader!
Ma torniamo a Matteo Renzi. I sondaggi lo danno in continua crescita, al 56% del gradimento rispetto ai suoi diretti avversari politici: Beppe Grillo 30%, Pier Luigi Bersani 29%, Silvio Berlusconi 27%. Il sindaco di Firenze, ha finito da un pezzo i compiti da aspirante leader del centrosinistra e dopo essere passato con nonchalance per la “Ruota della Fortuna” di Mike Bongiorno, la Villa di Arcore del Cavaliere, le primarie (perse da lui), la campagna elettorale (persa sì da Bersani, ma anche con il suo appoggio, non dimentichiamolo!), da “Amici” della De Filippi, agli appelli a “muoversi”, a “non perder tempo”, lanciati ai sonnacchiosi colleghi del Pd, in fase di stallo dopo il fallito tentativo del segretario Bersani di formare un governo coi 5Stelle, fa sapere di essere pronto!
Adesso tocca a lui, a Matteo Renzi. Adesso… o mai più: “Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti. Non è possibile che il noto giurista Migliavacca un giorno proponga ai grillini di votare insieme la richiesta di arresto per Berlusconi, che tra l’altro non è neanche arrivata, e il giorno dopo offra al Pdl la presidenza della convenzione per riscrivere la Carta costituzionale. In un momento si vagheggia Berlusconi in manette, in un altro ci si incontra di nascosto con Verdini. Non si può stare così, in mezzo al guado. Io ho tutto l’interesse a votare subito. Ma l’importante è decidersi. Nella convinzione che io non voglio Berlusconi in galera, voglio Berlusconi in pensione. Andare al governo con Gasparri fa spavento, lo so. Non a caso io sono pronto a votare subito. Ma se il Pd ha paura delle urne deve dialogare con chi ha i numeri. Il Pd avanzi la sua proposta, senza farsi umiliare andando in streaming a elemosinare mezzi consensi a persone come la capogruppo dei 5 Stelle, che hanno dimostrato arroganza e tracotanza nei nostri confronti”.
C’è stata la diretta streaming dell’incontro Bersani-5Stelle… “Mi veniva da dire: ‘Pierluigi, sei il leader del Pd, non farti umiliare così!‘. Ho pensato – conclude Renzi – a cosa doveva provare una volontaria che va a fare i tortellini alla festa dell’Unità: credo ci sia rimasta male nel vedere il suo leader trattato così, alla ricerca di un accordicchio politico!”.
Nelle prossime ore è assai probabile che il sindaco di Firenze torni a farsi sentire. L’uscita sul troppo “tempo perso” fin qui non è stata affatto estemporanea, come del resto già si intuiva grazie alla contemporanea presentazione da parte di alcuni suoi parlamentari di una proposta di legge sul finanziamento ai partiti. Renzi è deciso a cambiare passo e ad abbandonare la linea del silenzio tenuta all’ultima direzione, e quanto prima esporrà le sue critiche alla linea seguita fin qui dal partito e arriverà a prospettare un bivio: si chiarisca la linea, se si ritiene di dover dialogare con il Pdl lo si faccia, altrimenti si torni subito a votare. 
E – il ragionamento è implicito – se si tornasse a votare a breve, Renzi stavolta sarebbe pronto!

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