Mai con Barabba Netanyahu!

di Rocco Di Rella. Gesù e Barabba. Chi sono e cosa rappresentano?

L’episodio della scelta degli ebrei tra Gesù e Barabba è una metafora fondativa del nascente cristianesimo. Non casualmente è riportato in tutti e quattro i vangeli.

È chiaramente una metafora, perché si tratta di un evento storicamente impossibile. Un rappresentante dell’autorità romana di occupazione, infatti, non avrebbe mai consentito il rilascio, a furor di popolo, di un terrorista sovversivo come Barabba. Avrebbe piuttosto disperso la folla e impalato il terrorista sovversivo.

La scelta tra Gesù e Barabba, descritta nei quattro vangeli, esemplifica la scelta che gli ebrei fecero tra un messia trasformato dal nascente cristianesimo in Salvatore universale di anime e il messia politico-militare della tradizione giudaica.

Gli ebrei, all’inizio del II secolo d.C., continuarono a scegliere il secondo e si attirarono l’ira devastatrice dell’impero romano. L’ultimo di una lunga serie di Barabba, un certo Bar Kokheba, venne sconfitto dai romani nel 135 d.C. e, dopo la sua sconfitta, l’imperatore Adriano decise di radere al suolo Gerusalemme e di edificare, al suo posto, Aelia Capitolina.

Il popolo ebraico pagò a carissimo prezzo il suo estremismo e la sua volontà di non sottomettersi all’impero romano. Nessuna popolazione, tra quelle sottomesse all’impero, subì la violentissima repressione che subì il popolo ebreo. Da allora iniziò la loro diaspora.

Poco meno di duemila anni dopo, sembra non essere cambiato niente in Terra d’Israele/Palestina!

Il popolo d’Israele continua a farsi sedurre dal Barabba di turno, tale Benjamin Netanyahu.

Chi è Benjamin Netanyahu? È innanzitutto il mandante morale dell’assassinio di Yitzhak Rabin, il primo ministro israeliano che, 30 anni fa, avviò, insieme al presidente palestinese Arafat, il processo di pace destinato a concludersi con la nascita dello Stato di Palestina. Quel processo di pace fu stroncato dall’assassinio di Rabin da parte di un ultranazionalista israeliano accanitamente contrario alla nascita dello Stato di Palestina.

Sull’assoluta contrarietà alla nascita dello Stato di Palestina, Benjamin Netanyahu ha impostato tutta la propria carriera politica. E’ così riuscito a sintonizzarsi sugli umori profondi ed estremistici del popolo israeliano, da cui è stato ricompensato con un ampio e duraturo consenso elettorale, grazie al quale è diventato il primo ministro israeliano più a lungo in carica.

Netanyahu è anche riuscito a sconfiggere politicamente un grande generale israeliano, Ariel Sharon, saggiamente convertitosi, alla fine della sua esperienza politica, all’idea dei due Stati per due popoli in Israele/Palestina.

Come tutti i populisti, Netanyahu è sempre e solo stato interessato a fare incetta di voti e umori plebei, senza mai offrire una soluzione al secolare conflitto israelo-palestinese, ossia al principale problema d’Israele. E’ arcinoto che le soluzioni di quel conflitto, se si vuole rimanere nel perimetro della Civiltà, possono essere solo due: o la nascita di uno Stato palestinese accanto allo Stato d’Israele, o la concessione del diritto di voto ai palestinesi all’interno dello Stato d’Israele. Per essere ancora più sintetici: o due Stati, o uno Stato binazionale (come il Belgio).

Evidentemente, nel perimetro della Civiltà, il signor Netanyahu non vuole rimanere, visto che vuole perennemente tenere i palestinesi in una condizione di schiavitù, sottomissione e segregazione. Anzi, sfruttando l’occasione offerta dai recenti e orrendi attentati di Hamas, sta provando a giocare la carta della pulizia etnica con l’esodo, a suon di bombardamenti aerei, della popolazione palestinese di Gaza.

Il mondo civile, che si fonda sul riconoscimento della dignità di tutti i popoli e di tutti gli individui, non può accettare questa “soluzione” del conflitto israelo-palestinese, incredibilmente simile alla hitleriana soluzione finale della questione ebraica.

Continuando ad accordare la propria fiducia a Benjamin Netanyahu, il popolo d’Israele continua ad essere vittima del suo atavico estremismo, cinicamente cavalcato dal Barabba di turno.

Quasi duemila anni fa, Israele rifiutò di sottomettersi all’impero romano e pago’ questo rifiuto con la distruzione e la diaspora. Oggi rifiuta di sottomettersi al diritto internazionale e ai principi della Civiltà occidentale, trasposti negli innumerevoli pronunciamenti delle Nazioni Unite sulla questione palestinese.

Dubito che ci possa essere un rinsavimento.

Il pessimismo spadroneggia e la preparazione al peggio continua.

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1 Response

  1. Tiziano ha detto:

    Ciao Rocco si può dire di tutto ma secondo me i popoli arabi nonché i palestinesi vogliono che Israele sparisca, l’opzione dei due stati non esiste sostanzialmente. Ma io mi dico noi in occidente viviamo tutti assieme rispettandoci perché in certe parti del mondo non si è capaci di convivere?

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