Maggio, sinonimo di melanconia.

di Francesca Marra. Maggio, sinonimo di melanconia. Mese di maltempo che rispecchia l’umore della maggioranza. Il maltempo che sta interessando l’Italia ormai da giorni interi, sembra non lasciare tregua nemmeno per qualche ora. Molti comuni hanno indetto lo stato d’emergenza, diffondendo l’allarme a livello trasversale ai sindaci di quasi tutte le città italiane, che sono corsi ai ripari adottando misure di prevenzione.

Le infrastrutture comunali sono rimaste chiuse e i lavoratori hanno così, potuto evitare di immettersi in meccanismi pericolosi solamente per raggiungere il posto di lavoro.

La pioggia incessante ha arrecato innumerevoli danni a locali su strada, ma anche ad immobili che sono stati evacuati con misure di pronto soccorso. Le strade risultano poco percorribili o del tutto inondate. Lo stato di allarme si proroga fino al termine della settimana ed è altamente consigliato di restare nelle proprie abitazioni, se non per motivi di necessità.

Eppure maggio non dovrebbe promettere queste condizioni climatiche e delle temperature così altalenanti. Impossibile programmare uscite fuori porta, ponti o gite fuori città. Nella costrizione di restarsene immobili nella propria quotidianità risultante amputata di impegni, molte persone si sono sentite catapultate in un passato non troppo lontano, quello della pandemia legato alla diffusione del Coronavirus.

Giovani che hanno quindi sofferto questa “clausura”, nel mese più labile dell’anno, quello corrente.

Maggio è sempre stato sinonimo di melanconia, quello stato d’animo di immotivata tristezza che talvolta incontra l’ansia. Senza spiegazioni concrete, il simbolo dell’incertezza celato dietro questo periodo, si radica nella convinzione collettiva dei molti, che cominciano il conto alla rovescia per uscire da questo stato di confusione.

Un incentivo a rendere questi giorni tristi e cupi, è arrivato infatti dal maltempo, vincolo di introspezione per tutti coloro che tendono ad occupare ogni giorno la propria mente con il proprio lavoro o semplicemente scappando dai pensieri più intrinsechi. La pioggia è sempre stata concepita come “momento” di riflessione e stasi. Come se obbligasse anche i più duri a fare i conti con se stessi, senza via di scampo.

Allora soprattutto oggi, intendiamo ricordare, in questi casi così comuni quanto singolari, che la transizione è una condizione naturale nel processo della nostra crescita; ma ne approfittiamo per evidenziare che nella condivisione di queste parole forse brutali quanto oneste, qualsiasi lettore può sentirsi maggiormente ascoltato, capito.

Il sole torna per tutti, è questione di calibrazione e pazienza, di speranza e fioritura.

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