L’Italia oggi è un paese affamato.

Un conto è vedere il bicchiere “mezzo pieno” o “mezzo vuoto”, un altro è dire che la crisi nell’Eurozona è finita, come sostiene il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, e come propagandava l’allora premier Matteo Renzi che esaltava lo zero virgola di ripresa spacciandolo per rinascita miracolosa. Sono eccessi patologici di un ottimismo che andrebbero seriamente curati, a meno che non vengano riferiti da quei due illustri ottimisti al loro personalissimo staus quo. Fatto sta, che ci voleva il cardinale Angelo Bagnasco a riportare un pò di sano realismo con una semplice frase: “L’Italia oggi è un paese affamato”.
Alla fine del suo secondo mandato da presidente della Cei, Bagnasco ha messo il dito nella più grave piaga che il nostro Paese si ritrova a curare senza riuscirci da ormai troppi anni: “L’anno scorso – ha detto il cardinale – la Chiesa italiana nel suo complesso ha distribuito tra i 20 e i 25 milioni di pasti. E solo a Genova, la mia diocesi, l’anno scorso abbiamo distribuito quasi 600mila pasti su 580mila abitanti”. Insomma, l’Italia è un Paese in ginocchio, messo al tappeto dalla crisi economica e dal malaffare, dove le famiglie fanno i salti mortali per arrivare a fine mese, e dove la disoccupazione e i bassi salari, falcidiati da una tassazione senza precedenti e da un eccessivo costo della vita, fanno poi tutto il resto. Altro che ripresa, altro che fine della crisi: siamo un Paese di morti di fame eternamente diviso in una lotta fratricida tra poveri, invece di lottare uniti contro la povertà!

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