50 anni di Irpef, l’imposta che pesa sempre più sulle spalle dei dipendenti e dei pensionati.

L’Irpef – Imposta sulle persone fisiche – compie i suoi primi 50 anni di vita.
Ma chi paga l’Irpef? Chi versa nelle casse dello Stato quasi 200 miliardi, cioè quasi il 10% del Pil? Nessun mistero, i dati parlano chiaro: il 55% viene dai lavoratori dipendenti, il 30% dai pensionati e appena il 12% dagli autonomi!

Istituita nel 1973 è entrata in vigore l’anno dopo, con ben 32 aliquote che andavano dal 10% al 72%, e 50 anni dopo, nel 2023, si prepara a un restyling che la vedrà operativa nella sua nuova versione il prossimo anno. Prima ancora era chiamata l’imposta di ricchezza mobile, che entrava in vigore nel 1846 con un’unica aliquota, e introduceva il primo prelievo sui redditi dall’Unità d’Italia. Il punto di partenza rappresenta anche il punto di arrivo, con un ritorno al passato che oggi si chiama flat tax ed è l’obiettivo finale della riforma fiscale. Intanto si procede per passi, con il passaggio dalle 4 aliquote di quest’anno alle 3 che saranno introdotte il prossimo anno.

Nel tempo il tributo è stato rivisto svariate volte e oggi garantisce il 37,8% delle entrate tributarie dello Stato (205,8 miliardi su un totale di 544,5 miliardi). Il taglio delle aliquote dovrebbe portare a una conseguente riduzione del gettito, che dovrà necessariamente essere coperto con altre entrate. Eppure l’Irpef riesce a garantire un bottino così ricco proprio perché è possibile il prelievo alla fonte dei dipendenti e dei pensionati, che da soli versano circa l’85% dei 205,8 miliardi di gettito; sarà quindi difficile riuscire a trovare un’alternativa altrettanto efficiente.

La prima Imposta sulle persone fisiche era applicata ai redditi da 2 milioni a 500 milioni di lire e le sue 32 aliquote sono state applicate fino a quando, nel 1983, c’è stata la prima grande forbiciata che le ha portate a 9. Sei anni dopo c’è un altro taglio, che porta le aliquote a 7 per tutti gli anni ’90 e, con l’arrivo del nuovo secolo, si riducono ulteriormente a 5 aliquote:
fino a 15.000 euro: 23%;
da 15.001-28.000 euro: 27%;
da 28.001-55.000 euro: 38%;
da 55.001-75.000 euro: 41%;
oltre 75.000 euro: 43%.

Quest’anno l’Imposta sulle persone fisiche viene pagata in base a 4 aliquote, che vanno dal 23% al 43%; stesse percentuali previste per la nuova Irpef, che scatterà nel 2024, ma che prevede un’ulteriore taglio, portando a 3 le fasce di reddito:
fino a 15.000 euro: 23%;
da 15.001 e 50.000 euro: 27%;
oltre 50.000 euro: 43%.

L’obiettivo finale, del governo Meloni, è quello di arrivare a un’unica aliquota, la flat tax, con un meccanismo di detrazioni sui redditi più bassi che dovrebbe garantire la progressività dell’imposta, e quindi salvare il principio costituzionale, secondo cui il versamento delle imposte deve essere proporzionato al reddito.

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2 Responses

  1. Gaia97 ha detto:

    Il problema è che fin dal 1861 abbiamo avuto un sistema bancario basato sul debito. Tutto il nostro denaro è basato sul debito del governo. Non possiamo estinguere il debito governativo senza estinguere la nostra offerta monetaria.
    Ecco perché non hanno alcun senso le proposte di estinguere il debito senza prima riformare il sistema bancario.
    Ecco perché la soluzione non sta nel discutere l’ammontare del debito nazionale ma piuttosto sta nel riformare il nostro sistema bancario.

  2. PARACELSUS99 ha detto:

    Cosa sta succedendo oggi in America? Perché siamo sommersi dai debiti? Perché i politici non riescono a riportare il debito sotto controllo? Perchè così tante persone, spesso ora entrambi i coniugi, svolgono lavori con salari così bassi, senza prospettive e si arrangiano con il poco che hanno? Qual è il futuro dell’economia e dello stile di vita americani?
    Perché il governo ci dice che l’inflazione è bassa quando il potere d’acquisto delle nostre buste paga sta diminuendo ad un ritmo allarmante? Soltanto una generazione fa, il pane costava venticinque centesimi e si poteva acquistare un’auto nuova per 1995 dollari.
    Siamo forse diretti verso un collasso economico senza precedenti, tale da far sembrare il crollo del 1929 e la Grande Depressione che ne seguì una scampagnata domenicale con l’oratorio? Se è così, come possiamo impedirlo? E cosa possiamo fare per proteggere le nostre famiglie?

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