Cosa succede se la Russia chiude i rubinetti del gas?

di Luca Anedda. Durante il corso della Storia, l’inverno ha sempre aiutato la Russia; fermò l’invasione Napoleonica e costrinse le truppe francesi ad una terrificante ritirata. Lo stesso accadde all’operazione Barbarossa di Hitler, che sebbene portò le truppe della Wehrmacht alle porte di Mosca alla fine vide le stesse capitolare sotto i colpi dell’armata rossa e del gelido inverno, forse uno dei più freddi mai registrati. Anche le truppe Italiane schierate sul Don dovettero ritirarsi in una tragica seppur eroica ritirata, come magistralmente raccontato nel libro “centomila gavette di ghiaccio” di Giulio Bedeschi.

Anche questo volta l’inverno potrebbe aiutare i disegni russi.

È di poche ore fa il comunicato della IEA (International Energy Agency), nel quale si dice: “L’Unione Europea soffrirà nel prossimo inverno se la Russia ridurrà ulteriormente la fornitura di gas”

Come noto la Russia manda ogni anno in Europa 155 miliardi di metri cubi di gas (BCM). Il Nord Stream 1 da solo ne fornisce 55 dei 155 miliardi di metri cubi.

Come noto Gazprom la compagnia che gestisce l’esportazione del gas aveva sospeso la fornitura attraverso il Nord Stream 1, a causa di un guasto ad una turbina nella centrale di Portovaya.
Per alcuni osservatori questo è sembrata una prova generale di una più massiccia riduzione dopo l’estate. Fonti Reuters indicherebbero una ripresa a breve di tali forniture.

Ma il punto fondamentale è che l’Unione Europea è largamente dipendente dal gas russo e sembrano piuttosto insufficienti i risultati dei vari Governanti a fronte di contratti firmati con altri Paesi produttori.

Un esempio? La presidente Ursula von der Leyen ha sbandierato come grande successo il trattato firmato con l’Azerbaijan sulla fornitura di gas. È stato detto nel comunicato ufficiale, che la quantità di gas verso l’Europa sarà aumentata del 50% nei prossimi 5 anni. E qui sembra che si giochi veramente con i numeri per confondere l’opinione pubblica e nascondere la gravità della situazione.

L’Azerbaijan ci fornisce attualmente 8 miliardi di metri cubi all’anno (la Russia come detto 155); quindi con un aumento del 50% (e nemmeno subito, e solo dopo ingenti interventi finanziari), si passerebbe a 12 miliardi di BCM. È chiaramente una goccia nel mare non in grado di cambiare assolutamente nulla nel panorama energetico europeo. Ironia della sorte poi, il presidente Ilham Alieyev dopo 19 anni di governo dell’Azerbaijan, non è certamente una campione di democrazia né paladino dei diritti dell’uomo.  Human Rights Watch ha protestato per l’accordo ricordando i comportamenti antidemocratici e le torture che regolarmente vengono fatte verso i numerosi oppositori del regime. Ma naturalmente per questa strabica Europa, le questioni di principio valgono solo a seconda dei casi.

Anche il Presidente Biden al termine della sua recente visita in Arabia Saudita ha sorvolato amabilmente sulla questione dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, perché uno dei tre obiettivi della sua visita in Medio Oriente era l’aumento della produzione di petrolio. Obiettivo mancato perché la dichiarazione di aumentare nell’arco di 5 anni la produzione di 30 milioni di barili al giorno è un impegno molto vago e generico diluito nel tempo. Molto più pesante la dichiarazione del Ministro degli esteri Saudita, il Principe Faisal Bin Farhan, che a margine dell’incontro si è così espresso: “La Russia è parte integrale dell’Opec+. Senza la cooperazione di Opec+ nel suo insieme sarebbe impossibile assicurare adeguatamente la distribuzione delle risorse petrolifere”. Come dire che la Russia che fa parte di Opec+ non sarà esclusa dalle future decisioni in materia di produzione di petrolio. Ed infatti il prezzo del barile di petrolio è aumentato da 99$ a barile a 103$ dopo la visita di Biden.

Macron ha incontrato con lo stesso scopo il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, il Principe Sheikh Mohammed Bin Zayed ma al termine dell’incontro non sono stati rilasciati dettagli sugli accordi raggiunti. La qual cosa non è molto incoraggiante.

Stessa cosa ha fatto Draghi in Algeria, dove è riuscito a negoziare un aumento della produzione di 4 miliardi di metri cubi all’anno. Si tengano sempre a mente le cifre che riguardano le esportazioni russe in Europa, 155 miliardi di metri cubi all’anno, per capire che tutti questi piccoli accordi, nonostante la grande attività diplomatica di America ed Europa rappresentano ben poca cosa in caso di una forte riduzione di esportazione russa.

In buona sostanza all’opinione pubblica vengono sbandierati ottimi risultati sul versante della emancipazione dell’Europa dall’energia russa, mentre la situazione è assolutamente drammatica qualora Putin dovesse decidere di ridurre significativamente le forniture.

Oggi, la Commissione Europea ha illustrato il piano, intitolato” save energy for a safe winter”, a tutti i Paesi membri. Tale piano prevede una riduzione volontaria del 15% dei consumi di gas. Tale richiesta diventerebbe obbligatoria se la situazione dovesse precipitare.

Questo dimostra chiaramente come la situazione possa rapidamente diventare drammatica.

Si tenga presente che pur riconoscendo che anche a Putin serve vendere il gas per finanziare le entrate statali, egli potrebbe compensare la minore vendita con l’aumento del prezzo del gas che inevitabilmente si generebbe.

Dalla nostra parte si procederebbe a chiudere le imprese e le industrie per risparmiare sui consumi con evidenti ricadute sulla produzione e sul lavoro. Anche i consumi familiari sarebbero razionalizzati con evidenti disagi per tutti.

Non siamo molto lontani dall’inverno anche se la incessante calura di questi giorni e le crisi dei governi in giro per l’Europa, tengono lontano ed in sordina il dibattito sull’energia che invece è cruciale poiché determinerebbe una recessione dell’economia proprio dopo due anni di pandemia, di alta inflazione, di disuguaglianza che aumenta ancora e di salari al minimo storico.

Si rimane perplessi della assenza totale di informazioni su piani nazionali dettagliati che tengano conto dei vari scenari che si potranno o meno verificare, ma la sensazione è che chi è nella stanza dei bottoni non sappia bene che pesci prendere. E questo per noi cittadini non è affatto rassicurante.

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1 Response

  1. Gas2.0 ha detto:

    Carissimo, ti do una bella notizia: Putin ha riaperto il gasdotto Nord Stream, il flusso del gas verso l’Italia torna al 40%! Quindi per il momento dormi tranquillo, del domani non v’è certezza!

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