L’inconsistenza della politica italiana, gli effetti devastanti delle privatizzazioni e il patto non scritto tra Francia e Germania per dividersi le zone d’influenza nella UE.

di Paolo Cirino Pomicino. Ogni sera i telegiornali pubblici e privati ci propinano dichiarazioni dell’intero sistema politico che vanno dalle più banali delle ovvietà a quelle più esilaranti senza che vi sia l’ombra di una notizia. Non vogliamo generalizzare naturalmente, ma oltre il 90% di queste dichiarazioni costituiscono la testimonianza più atroce della inconsistenza della politica italiana senza che suoni offesa per nessuno.

Non si può parlare neanche di dilettanti che in genere, pur non essendo professionisti di un settore, sono bravi come solo gli appassionati sanno essere. Lo diciamo con dolore e con rispetto  perché quando non c’è la politica a governare sono altri poteri che non si lasciano mai votare e che sono in genere la negazione di un sistema democratico.

Di esempi ve ne sono tanti e l’ultimo in ordine di tempo è la dichiarazione di Antonio Tajani che ha sollecitato di riprendere le privatizzazioni perché lo Stato ha bisogno di far cassa. In un paese ricco come il nostro nessuno avanza qualche idea per riequilibrare le intollerabili diseguaglianze asciugando qualche lacrima e senza far piangere nessuno. Ma di questo ne riparleremo.

Tornando a Tajani la sua dichiarazione dimostra che non si ricordano gli effetti devastanti delle privatizzazioni degli anni novanta con le quali l’Italia ha svenduto l’intero sistema del credito, eccellenze manifatturiere e aziende di servizi strategici come la Tim-Telecom.

Uno tsunami di follia che alimentò anche scandali mai emersi (vedi Seat pagine gialle) solo perché riguardavano ambienti che si apprestavano a governare un paese dal quale erano state sradicate quelle culture politiche che avevano reso l’Italia la quarta potenza industriale del mondo, dopo aver battuto il terrorismo brigatista e messo a punto la più formidabile batteria di strumenti per dare ad uomini del calibro di Falcone e Borsellino la possibilità di sferrare la più forte offensiva contro la mafia stragista.

Quella dichiarazione di Tajani ricordata non solo dimostra, diciamo così, la dimenticanza della storia patria ma anche le scelte fatte appena un anno fa e ciò che il governo attuale si appresta a fare in queste ore. I governi Conte e Draghi hanno nazionalizzato la società Autostrade attraverso la Cassa depositi e prestiti, sostituendo i Benetton con due grandi fondi speculativi mentre oggi il governo si appresta a dare, di fatto, con un proprio decreto del presidente del consiglio il via libera agli americani di KKR per l’acquisto della rete della TIM.

Vero è  che l’esclusiva alla vendita della rete l’ha data una società privata in cui lo Stato ha solo il 10% ma niente avrebbe impedito a che lo Stato facesse scendere in campo ad esempio le Poste che ha una governance di primissimo livello, tecnologia e risorse con una proposta competitiva e alternativa a quella della KKR sostenendola con la forza dello Stato. I tre miliardi, invece, che dovrebbe mettere il Tesoro per avere solo il 20% della società acquirente a maggioranza assoluta di KKR, miliardi che, peraltro, non ci sono, servirebbero per dare una parvenza di italianità in un asset strategico tra i più fondamentali per un grande paese industrializzato.

Niente avrebbe impedito di lasciare, con una trattativa, agli americani il ruolo di una minoranza autorevole facendo ciò che altre grandi democrazie europee come la Francia e la Germania puntualmente fanno dinanzi agli asset strategici del proprio  paese. Facciamo questo solo esempio per ricordare tra l’altro che le multinazionali Italiane sono prevalentemente quelle pubbliche (Eni, Fincantieri, Leonardo, Poste, Enel e prossimamente anche le Ferrovie).

Il disastro delle privatizzazioni ha dato il destro ai francesi di rilevare anche con società pubbliche grandi eccellenze italiane mentre stranamente i tedeschi hanno fatto la stessa cosa con la Grecia, mentre sono stati assenti negli investimenti in Italia.

Siamo maliziosi se riteniamo che ci sia un patto non scritto tra Francia e Germania per dividersi le zone di influenza nella Unione Europea? E come mai noi abbiamo fatto un trattato con la Francia senza fare altrettanto con la Germania pur essendo la loro officina manifatturiera? Eppure i francesi erano e sono i nostri competitor in tutti i settori, dal lusso all’alimentare, dalla grande distribuzione al credito e via di questo passo.

Chi ha parlato tra i politici quando il presidente Macron ha impedito che la Fincantieri comprasse i cantieri navali di Saint-Nazaire pur avendo già raggiunto l’accordo tra le due società? Forse una colonia non può ardire a comprare un asset strategico come i cantieri navali essenziali per il trasporto via mare del paese colonizzatore?

O forse non si può chiedere ad una politica inconsistente di avere una visione ed un coraggio di un grande paese salvo poi a lamentarsi che il presidente americano parla con Londra, Parigi e Berlino dimenticando Roma. Chissà, forse in quelle dichiarazioni nei telegiornali serali qualcuno prima o poi potrebbe riscoprire la virtù della indignazione e dirci una parola di verità.

Fonte: https://twitter.com/PCirinoPomicino/status/1696163118722793797
Fonte: https://www.dagospia.com

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