Il partito di Landini.

“È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi”. Così Maurizio Landini segretario Fiom, lancia il guanto della sfida al premier autore senza voto e quindi senza mandato popolare del jobs act e dell’abrogazione dell’art. 18! Insomma Landini sembra intenzionato ad appendere al chiodo la contrattazione, rivelatasi impotente di fronte ai diktat della politica renziana, autoritaria e decisionista con i più deboli e molle coi più forti, e a scendere in campo deciso a sfidare Renzi con l’obiettivo di guidare una coalizione di sinistra.
Il segretario della Fiom, in una intervista al Fatto, annuncia poi una legge popolare o un referendum per cancellare il jobs act e dichiara che il sindacato deve “aprirsi a una rappresentanza anche politica”. Ma quanto può valere un partito a guida Landini? Affaritaliani.it prova a dare una risposta: “Landini significa Cgil, la Camusso non vuole esporsi, ma i due stanno insieme. Il valore in termini di consenso elettorale è compreso in una forchetta che va dal 5 all’8 per cento”, sostengono i sondaggisti, mettendo insieme tutta l’area Sel, Rifondazione e lista Tsipras. Tanti voti arriverebbero pure dai rottamati del Pd ex Pci e soprattutto dal Movimento 5 stelle. Insomma se a sinistra c’è chi già trema, sull’altra sponda Matteo Salvini godrebbe come un riccio. Infatti sempre secondo i sondaggisti a raccogliere i frutti di Landini in politica sarebbe la Lega, perché tutto quello che porta a indebolire il Pd e i 5 stelle rafforza la nascente formazione di destra a trazione Landini-Meloni!

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