Libia: a sei mesi dall’inondazione di Derna.

di Attilio Runello. Sei mesi fa la città libica di Derna fu colpita da una enorme inondazione causata dal crollo di due dighe a monte.
Le due dighe non avevano retto a forti pioggia causate da un tornado di nome Daniel.
L’Italia per l’emergenza inviò la nave San Marco, nave ospedale per alleviare le sofferenze della popolazione.
L’acqua raggiunse il terzo piano delle case spazzando via tutto.
L’amministrazione coordinata dal governo del generale Haftar, quello non riconosciuto dalle autorità internazionale e che controlla la Cirenaica, è riuscita a ripulire tutte le macerie e a seppellire in fosse comuni alcune migliaia di cadaveri. Non si sa con esattezza il numero dei morti. Amnesty International stima 4500 morti oltre a migliaia di dispersi. Altri parlano di cifre inferiori. Ma almeno la peggiore delle calamità è stata evitata: il diffondersi di epidemie. Inoltre le derrate alimentari non sono mai mancate. Quindi secondo gli esperti delle Nazioni Unite non si può parlare di catastrofe umanitaria. Il governo inoltre ha fornito ai libici sussidi per pagare un affitto a chi è rimasto senza casa.
Ne sono stati esclusi profughi e immigrati.
Inoltre mancando un elenco ufficiale di morti e dispersi le vedove non possono ricevere la pensione del marito defunto.
Il governo progetta di realizzare duemila appartamenti per ospitare famiglie rimaste senza casa.
Rimane poi il problema irrisolto di individuare le responsabilità.
Per una eventuale ricostruzione delle dighe la comunità locale aveva invitato ditte straniere a presentare progetti. Di quelle locali non si fidano. Le dighe crollate erano state realizzate da ditte serbe, ma la manutenzione per problemi locali era trascurata da quindici anni.
Le Nazioni Unite vorrebbero fornire dei finanziamenti ma Haftar dovrà passare dal governo legittimo di Tripoli se vuole ottenerli.

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