La biodiversità in Italia.

di Attilio Runello. Con “biodiversità” – semplificando una questione che è in realtà assai più complessa – indichiamo il numero di specie, animali e vegetali, che abitano un determinato ambiente.
Al primo posto nella lista per biodiversità si trova appunto il Brasile; seguono poi Australia, Cina, Colombia, Ecuador, Filippine, India, Indonesia, Madagascar, Malesia, Messico, Papua Nuova Guinea, Perù, Repubblica Democratica del Congo, Stati Uniti, Sudafrica, Venezuela.
La biodiversità è maggiore nelle fasce equatoriali.
Se però ci rapportiamo con i paesi europei siamo fra i paesi che al loro interno hanno  sia clima continentale che  mediterraneo.
In Italia, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ci sono quasi 7.000 diverse specie vegetali.
Per quanto poi riguarda la fauna, in Italia ci sono 58.000 diverse specie – il più alto numero in Europa, sempre secondo l’Ispra. Di queste il 98% sono specie di invertebrati, e appena il 2% di vertebrati (1.258 specie).
Il numero dei cacciatori poi – e anche dei bracconieri – è diminuito moltissimo.
Nel nostro paese un terzo del territorio è destinato all’agricoltura, più di un terzo ai boschi e infine ci sono le aree urbanizzate e quelle rocciose dove crescono solo arbusti – la macchia mediterranea – o muschio –  in alta montagna, o quelle paludose.
Le zone boschive crescono, nonostante gli incendi – perché soprattutto in montagna sono poco produttive e vengono progressivamente abbandonate. Mentre i boschi si espandono per rimboschimenti o naturalmente.

In considerazione del fatto che c’è una tendenza ad abbandonare l’agricoltura forse è bene riconsiderare il tema della biodiversità. Anche le proteste degli agricoltori vanno tenute presenti.

Legge sulla biodiversità: rimandata a data da destinarsi.

Dopo due anni di dibattito la legge dell’Unione europea sulla biodiversità ha ricevuto un altro stop.
A fine febbraio la legge era passata in sede di Parlamento europeo con moltissimi voti contrari, circa 270.
Per diventare legge è necessaria anche l’approvazione del Consiglio. Le riunioni del Consiglio, cioè dei rappresentanti dei governi dei 27 stati, sono precedute dalle riunioni del Coreper dove i governi, tramite loro rappresentanti esprimono le loro posizioni.
Era chiaro che non si sarebbe raggiunta la maggioranza necessaria. Pertanto non è stata messa in agenda la votazione
A pesare sono soprattutto i no di Italia, Olanda, Svezia e Polonia, con la cruciale aggiunta dell’Ungheria, mentre Austria, Belgio e Finlandia hanno optato per l’astensione.
D’altra parte è evidente che si è creato uno iato fra ambientalisti e scienziati da una parte e agricoltori dall’altra.
Gli agricoltori hanno fatto sentire la voce a Bruxelles, a Roma, a Parigi, a Berlino. La protesta riguardava anche altri argomenti. Ma l’imposizione prevista dalla legge di lasciare incolti parte dei propri terreni non è stata bene accolta.
Forse ci sono anche altre considerazioni. Ma un agricoltore sa che in questo modo diminuirà la produzione e quindi il guadagno.
Gli agricoltori extraeuropei che non hanno questi vincoli saranno pronti a colmare gli spazi vuoti.
Ma allora perché bisogna dire: privilegiamo i prodotti nazionali?
Per i consumatori – che si sono fatti sentire presso alcuni partiti – ci sarebbe un ulteriore aumento dei costi dei prodotti?
Dall’altra parte ci sono tante considerazioni sul ritorno delle farfalle, sul clima migliore, ecc.
Ma sul clima influiamo solo noi? Oppure come ormai stanno scoprendo tutti l’Europa è il continente che inquina di meno?

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