L’Euro ci ha ammazzato!

Conti alla mano, l’Euro è stato un vero e proprio disastro per tutti quei cittadini onesti e per bene che campano di stipendio e pensione da lavoro dipendente. Di fatto la moneta unica ha dimezzato le entrate degli italiani è ha raddoppiato, se non addirittura triplicato, il costo della vita. Insomma, l’euro è convenuto solo agli speculatori e, anche se non esistono stime ufficiali seguite al monitoraggio dei prezzi, appare del tutto evidente che molti beni e servizi abbiano subito un consistente aumento del proprio prezzo. A 15 anni dall’entrata in vigore della moneta unica europea, il caffè al banco, le bollette di luce e gas, la benzina e il cinema, passando per l’aspirina e il panino del fast food, dal meccanico all’idraulico, dal dentista al commercialista, è stato tutto un lievitare dei costi!
Dal 2002, anno della morte della Lira, il caffè al banco è passato da 900 lire a 90 centesimi, il panino da 4.900 lire a 4,20 euro, la pizza margherita da 6.500 lire (3,36 euro) agli attuali 7,5 euro. Ma la lista è ancora lunga, se si tratta in particolare delle spese vive delle famiglie, quelle che incidono costantemente nel reddito mensile. E’ così che molti prezzi sono più che raddoppiati e aumentati ben più dell’inflazione, a fronte di stipendi rimasti praticamente invariati. Nel 2002 si optò per un cambio tanto fisso quanto auto-lesionista (1936,27 lire per euro) che ha favorito, grazie all’accostamento psicologico mille lire-un euro, l’aumento repentino dei prezzi. I dati dati sono forniti dal Nens (Nuova Economia Nuova Società) e forniscono un termine di paragone fra i prezzi attuali e quelli di 15 anni fa. Tra i grandi classici, quella che ha subito l’aumento maggiore è la pizza margherita: pur con le dovute distinzione territoriali, si passa dai 3,36 euro della media Nens del 2001 agli attuali 7,5 euro, con un rialzo pari al 123%. Anche i quotidiani in edicola hanno subito il raddoppio: nel 2001 leggere il giornale costava 1.500 lire, oggi 1,50 euro. Giornali, pizza, caffè sono i simboli della perdita del potere d’acquisto degli italiani. Situazione peggiorata ancor di più con la crisi economica. L’elettricità aumentata del 50%, il gas del 16%. La lista è lunga: nel 2002 per l’elettricità, spiegava il Nens, si spendevano 647mila lire (circa 334 euro), mentre i dati pubblicati il 31 dicembre dall’Autorità dell’Energia parlano di una spesa fissata a 498 euro (+50% circa). Andamento più contenuto per il gas, con la spesa annua passata da 1 milione e 700mila lire a 1.022 euro (+16%). È salita anche la benzina, per la verità con un percorso decisamente altalenante che l’ha portata a toccare il massimo storico con punte oltre i 2 euro nel 2012. Per un litro di carburante si è passati da circa 2mila lire agli 1,5 euro attuali (+45%). Unico comparto in controtendenza è quello tecnologico, dove telefoni e macchine fotografiche hanno visto ridimensionato al ribasso il loro prezzo. Ma questo è dovuto soprattutto alla obsolescenza favorita dalla galoppante innovazione tecnologica che ha portato alla rottamazione – dal 2002 a oggi – di cornette telefoniche, reflex a pellicola e walkman. E allora ecco che all’inizio di questo secolo una Tv 46 pollici, la migliore sul mercato, costava circa 6,5 milioni di lire, mentre oggi una Tv smart Full Hd 49 pollici costa meno di 500 euro. Nel 2001 per comprare una fotocamera digitale da 1,9 megapixel di risoluzione ci volevano 890mila lire mentre oggi con circa 100 euro si trovano macchine da 20 megapixel. Infine, il Motorola Startac 130, vanto per l’epoca, costava oltre 2 milioni di lire, ben più di qualsiasi ultimo modello di smartphone.

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