La querela per diffamazione mette il bavaglio soprattutto a chi scrive senza avere le spalle ‘coperte’.

La questione della libertà di stampa e delle querele per diffamazione è un argomento molto delicato ed attuale.

In Italia, recentemente, è stato proposto un emendamento che prevede pene detentive fino a 4 anni e mezzo per i giornalisti riconosciuti colpevoli di diffamazione a mezzo stampa, oltre a multe fino a 120mila euro.

Questo ha sollevato preoccupazioni riguardo al potenziale “bavaglio” che tali misure potrebbero imporre, soprattutto ai giornalisti indipendenti o a quelli che non hanno il supporto di grandi gruppi editoriali in grado di fornire assistenza legale.

La critica principale è che queste misure potrebbero intimidire i giornalisti, specialmente quelli più vulnerabili come i freelance o i blogger, desistendo dal pubblicare inchieste su temi sensibili come corruzione o malaffare per paura di ritorsioni legali.

Inoltre, c’è la preoccupazione che l’introduzione di pene detentive per la diffamazione a mezzo stampa possa essere in contrasto con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

È importante sottolineare che la libertà di stampa è un pilastro fondamentale di una società democratica e qualsiasi legge che regola questo ambito dovrebbe bilanciare attentamente la protezione della reputazione individuale con il diritto alla libera espressione e all’informazione, senza creare un “bavaglio” per chi scrive e cerca di informare i cittadini-lettori.

È altresì vero che i giornalisti indipendenti o quelli senza il sostegno di grandi gruppi editoriali possono trovarsi in una posizione più vulnerabile quando affrontano cause legali per diffamazione.

Le querele per diffamazione possono avere un effetto di intimidazione su chi scrive, specialmente quando non c’è un supporto legale adeguato. Questo può portare a una censura preventiva, con i giornalisti che evitano di affrontare temi controversi o di denunciare comportamenti scorretti per paura di conseguenze legali.

Pertanto è fondamentale che le leggi sulla diffamazione siano equilibrate e tengano conto sia del diritto alla reputazione individuale di ogni singolo cittadino, sia del diritto alla libera espressione. La protezione della reputazione è fondamentale, ma deve essere bilanciata con la necessità di garantire che i giornalisti possano svolgere il loro ruolo di di informare i lettori senza timori eccessivi.

Inoltre, è essenziale che chi scrive abbiano accesso a risorse legali per difendersi in caso di querele. Le organizzazioni giornalistiche e i gruppi per i diritti umani possono svolgere un ruolo importante nel fornire assistenza legale ai giornalisti querelati, indipendentemente dalle dimensioni del loro gruppo editoriale di appartenenza.

La discussione su questi temi è in corso e i cittadini-lettori-elettori seguono la vicenda con occhio attento e vigile, perchè – se ancora vale qualcosa – c’è libertà di voto all’interno di ogni cabina elettorale!

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