Le bugie, un vizio di famiglia?

Premesso che vorremmo parlare d’altro, non ci resta che prendere atto delle squallide vicende politiche di chi predica bene e razzola male, di chi dice una cosa e poi fa l’esatto contrario, di chi pretende la verità dal proprio ‘babbo’ dopo aver detto agli italiani la più ‘grossa bugia’ della storia: SE PERDO IL REFERENDUM MI RITIRO DALLA POLITICA E VADO A CASA! Perciò, quello che oggi dicono certi personaggi, dopo quel fatidico ‘4 dicembre’, non è più credibile e degno di essere preso in considerazione.
Farlo, sarebbe come intascare una banconota da 50euro sapendo che è falsa! Ormai quello che dicono vale meno di zero! Da quando hanno dichiarato a ‘Reti Unificate’ che avrebbero lasciato la politica, che sarebbero tornati a casa in caso di sconfitta referendaria e, invece, sono rimasti ancora lì, al loro posto, nonostante la valanga di NO con cui gli italiani hanno bocciato il loro operato, non gli crede più nessuno! Un ‘bugiardo’ è sempre un bugiardo e non è più credibile. E adesso quel commento su Facebook per l’articolo di Marco Travaglio pretendendo che il ‘babbo’ non dica bugie: “Questa mattina Il Fatto pubblica con grande enfasi delle intercettazioni tra me e mio padre. Nel merito ribadiscono la mia serietà visto che quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli: ‘Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità’“.  Ma cos’è un vizio di famiglia quello di dire bugie? Comunque, ecco quei fatti di cui non vorremmo parlare, ma che la cronaca ci impone di riportare, quando sarebbe più opportuno e conveniente pensare di trovare uomini attendibili e soluzioni concrete ai problemi di un Paese ormai in piena crisi da troppi anni. Il Fatto Quotidiano pubblica alcuni stralci del libro di Marco Lillo ‘Di padre in figlio’ sulla vicenda Consip da cui emerge, fra l’altro, una telefonata intercettata dagli inquirenti in cui Matteo Renzi parla con il padre Tiziano prima dell’interrogatorio di quest’ultimo da parte dei magistrati. “Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati. Non puoi dire bugie o non mi ricordo – dice l’ex premier – e devi ricordati che non è un gioco”. Il riferimento è, in particolare, all’incontro che Tiziano Renzi avrebbe avuto con l’imprenditore Romeo. Il papà di Renzi dice di non ricordare se quell’incontro ci sia stato o meno. “Io – dice l’ex premier rivolgendosi al padre – non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti”. In un altro passaggio, Tiziano fa riferimento a un ricevimento al ‘Four Season’ con una serie di imprenditori in cui si recò insieme alla moglie Laura Bovoli. E Matteo: “Non dire che c’era mamma, altrimenti interrogano anche lei”. La notizia è stata ripresa da Repubblica, dalla Stampa e da tutti i principali quotidiani. A questo punto una riflessione nasce spontanea: Ma è proprio questa l’Italia che vogliamo?
Ripercorriamo tutte le volte in cui Matteo Renzi ha parlato di dimissioni (30) e quelle in cui ha ventilato la possibilità di “cambiare mestiere” (4). 
2 dicembre 2016 (Politeama di Palermo). “Non sono io in discussione, io posso lasciare domattina”. “Tutti questi retroscena fantapolitici non li prendo nemmeno in considerazione…Io non vado a elezioni anticipate perché non dipende dal presidente del Consiglio ma dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento”. 
1 dicembre 2016. “Se vince il No, il Pd deciderà le mosse nelle sedi competenti”. 
30 novembre 2016 (Matrix). “Io non ci sto se non mi fanno cambiare il Paese. Rispetterei gli italiani, ma non possono pensare a un governo tecnico. Sono un boy scout, non voglio diventare come gli altri, il mio lavoro è per cambiare il paese. Se vogliono un bel inciucione lo fanno da soli”. 
22 novembre 2016 (Piombino – campagna elettorale referendum). “Mancano undici giorni alla fine della campagna elettorale. Io vi devo confessare che mi sto divertendo. Rischio di andar via? Sì. Ho 41 anni, sono un boy scout della provincia di Firenze. Sono rimasto uguale, con tutti i pregi e i difetti. Se devo star qui per cambiare l’Italia sto qui anche per 25 ore al giorno, ma se bisogna tornare ad un sistema di inciuci allora vengan loro, amici come prima. Io non sto aggrappato alla sedia”.
21 novembre 2016 (Diretta Facebook – #matteorisponde). “Io ho 41 anni, tutte le mattine mi sveglio in questo palazzo e dico grazie. Ma sto qui se posso cambiare le cose. Non sto qui aggrappato al mantenimento di una carriera. Non ho niente da aggiungere al curriculum vitae”. 
22 ottobre 2016 (Palacultura di Messina- manifestazione per il Sì). “Ho sbagliato anch’io sul referendum, l’ho caricato troppo… Ma capita di sbagliare”. 
15 settembre 2016 (Bologna – festa dell’Unità). “C’è una procedura semplice: finché c’è la fiducia del Parlamento io rimango”. 
31 luglio 2016 (Intervista a ‘La Repubblica’). “Il futuro referendum costituzionale mette in gioco il destino dell’Italia, non quello di Matteo Renzi. Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio”. 
29 giugno 2016 (Dalla enews di Matteo Renzi). “Dicono che ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro? Accusano me di voler personalizzare perchè loro sono preoccupati che in Italia si affermi il principio sacrosanto che chi perde va a casa”. 
2 giugno 2016 (Intervista a ‘Il Foglio’). “Adesso siamo a un bivio: se passa la riforma, finisce il tempo degli inciuci. Se non passa, torniamo nella palude. E visto che tutti i cittadini dichiarano a parole di non volere la palude, io sono fiducioso che vinceremo bene. Ma se ciò non avvenisse, che resto a fare in politica? Non sono come gli altri, io. Se il referendum andrà male continuerò a seguire la politica come cittadino libero e informato, ma cambierò mestiere. Vuole uno slogan semplice? O cambio l’Italia o cambio mestiere”. 
1 giugno 2016 (Virus). “Io voglio vincere il referendum. Se lo perdo, troveranno un altro premier e un altro segretario”. 
22 maggio 2016 (intervista al ‘Messaggero’). “Io non sono come gli altri. Io se perdo vado a casa perchè non resto se gli italiani bocciano la riforma più importante del mio mandato”. 
21 maggio 2016 (Bergamo – campagna elettorale). “La mia non è personalizzazione, è serietà. Non sono andato a palazzo Chigi dopo aver vinto un concorso, mi ci ha messo quel galantuomo di Napolitano con l’impegno di fare le riforme. Se non ottengo questo risultato, l’Italia continuerà a essere il Paese degli inciuci e del Parlamento più costoso del mondo. Se l’Italia vuole questo sistema, è giusto che lo faccia senza di me”. ​ 
12 maggio 2016 (‘Porta a Porta’).  “Se perdo il referendum, mi dimetto il giorno dopo e torno a fare il libero cittadino”. 1
1 maggio 2016 (Radio Capital) .”Se non passa il referendum costituzionale la mia carriera politica finisce. Vado a fare altro”. 
8 maggio 2016 (‘Che tempo che fa’). “Se perdo come faccio a rimanere, è una questione di serietà politica, dopo aver detto che cambiavamo l’Italia non saremmo credibili. Non posso fare finta di niente, poi spero di vincere. Se la classe politica prende una tranvata deve avere il coraggio di dirlo” 
4 maggio 2016 (Rtl 102,5).  “E’ evidentemente che se si perde il referendum io vado a casa, non posso essere come i vecchi politici di una volta che si mettono la colla alla poltrona”. 
28 aprile 2016 (Diretta video sui social). “Se il referendum di ottobre vedrà sconfitto il fronte del Sì io ne trarrò le conseguenze perchè io non sono un politico come gli altri e so che la politica è un servizio”. 
12 marzo 2016 (Scuola di formazione del Pd – Classe democratica). “Se perdo il referendum considererò finita la mia esperienza politica”. 
7 febbraio 2016 (Scuola di formazione del Pd – Classe democratica).  “Posso scadere o fra sette mesi con il referendum o fra sette anni con il secondo giro. Preferirei la seconda”. “Se perdo al referendum prendo atto del fatto che ho perso. Dite che sto attaccato alla poltrona? Tirate fuori le vostre idee, ecco la mia poltrona”. 
25 gennaio 2016 (‘Quinta colonna’). “Si sta al potere se si può cambiare un Paese. Sono al governo da due anni, sto facendo alcune cose. Se sulle riforme costituzionali mi diranno vogliamo rimanere come siamo prenderò la mia ‘borsettina’ e tornerò a casa”. 
22 gennaio 2016. “Non prendiamo in giro la gente. Io non sono come gli altri, se perdo su una cosa così grande è bene che vada a casa”. 
12 gennaio 2016 (Intervista a Repubblica tv). “Con un gesto di coraggio e dignità ho detto che se si perde il referendum sulle riforme io smetto di fare politica”. 
29 dicembre 2015 (Conferenza di fine anno). “E’ del tutto evidente che se perdo il referendum costituzionale, considero fallita la mia esperienza in politica”. 
12 aprile 2014 (Torino – apertura campagna elettorale del Pd). “Noi vogliamo superare il bicameralismo perfetto”, su questo punto “non torniamo indietro. Se qualcuno ha cambiato le proprie idee è un problema suo, noi siamo pronti al confronto ma non cambieremo posizione”. 
8 aprile 2014.  “Discutiamo e siamo pronti a fare delle modifiche, ma l’idea di Stato più leggero resta e siccome il Pd continua a credere in questo sono ottimista sul fatto che porteremo a casa il risultato”. 30 marzo 2014 (Intervista al Tg2). “O facciamo le riforme o non ha senso che io stia al governo. Se non passa la riforma del Senato, finisce la mia storia politica” 
24 febbraio 2014 (a due giorni dalla nomina a presidente del Consiglio nell’intervento al Senato). “L’opportunità non è pari, è dispari: ce n’è solo una. C’è una sola occasione. Se dovessimo perdere non cercheremo alibi, se dovessimo perdere questa sfida la colpa sarebbe solo mia”.

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