di Redazione. Difficile, lunga e impegnativa si prospetta per PD e FI la risalita della china di quel fatidico 4 marzo, quando la maggioranza degli italiani che si recarono alle urne (circa il 70% degli aventi diritto) gli preferì M5s e Lega.
Cosicché gli ex due poli del maggioritario italiano che ieri si contendevano il governo del Paese, oggi si ritrovano a dover fare i conti con percentuali di consenso da prefisso telefonico!
Il Partito Democratico ha un gigantesco problema di credibilità a sinistra, ovvero con quel ‘suo’ popolo un tempo rappresentato dal Pci di Berlinguer e dalla Cgil di Lama, tradito nel suo io più profondo dall’abrogazione dell’Articolo 18. Uno schieramento che si è trasformato dal partito dei lavoratori a quello delle élite.
Forza Italia ha, invece, un problema di classe dirigente e di leadership. Infatti dopo le vicende giudiziarie del suo padre-padrone, Silvio Berlusconi, penalizzato anche dalla carta d’identità, e soprattutto dal fallimento della sua azione di governo, oggi si ritrova ad assistere impotente all’emorragia di voti operata dal nuovo leader assoluto ed incontrastato del centro-destra, Matteo Salvini.
Quindi, se PD e Fi ce la faranno a resistere, senza sciogliersi, per poi confluire nelle correnti dei 5stelle gli uni e dei leghisti gli altri, se ce la faranno a sopravvivere all’onda anomala del populismo sovranista, avranno tanto da lavorare e non sarà certo questione di mesi, ma di anni.
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