La strada “lacrime e sangue” non è quella giusta!

Troppe tasse. Troppi balzelli. Scarsissimi i servizi che stato, regioni, province e comuni riescono a rendere in cambio ai cittadini stremati dal fisco. Tra il possibile aumento dell’Iva del 1 luglio, la scadenza Imu di giugno al netto dell’esclusione della prima casa e quella della Tares a dicembre, è in arrivo l’ennesima batosta per le famiglie italiane! Le associazioni dei consumatori stimano la prossima “stangata” intorno agli ottocento euro a famiglia! Oltretutto, l’ipotesi di aumentare l’Iva dal 1 luglio per portarla dal 21% al 22% acuisce una situazione già di per se drammaticamente critica per il commercio al dettaglio e 26mila imprese del settore rischiano di chiudere i battenti per fine anno. Ma come se tutto ciò non fosse ancora abbastanza, come se ancora non fosse sufficiente una tassazione arrivata ai massimi storici, che va a prelevare circa il 50% dal reddito degli italiani, si continua ad insistere sulla linea ”lacrime e sangue” con la quale, peraltro, si riesce a malapena a coprire gli interessi che l’Italia deve pagare sopra un debito pubblico sempre in costante crescita! Per contro il crollo del potere di acquisto delle famiglie – ridotto dal blocco dei rinnovi contrattuali, dallo stop agli adeguamenti degli assegni pensionistici, dal fatto che le banche non prestano più denaro e dallo scellerato tasso di conversione “lira-euro” che ha determinato in Italia gli stipendi più bassi e i prezzi al consumo più elevati dell’eurozona – sta determinando un mercato in continua contrazione e recessione, con gravi ripercussioni sia sul benessere delle famiglie che sulle imprese. In uno scenario simile, aumentare l’Iva avrebbe una ricaduta impressionante e deleteria su un mercato già asfittico, facendo impennare ulteriormente prezzi e tariffe!!! E quel che è peggio è che ad aumentare non saranno solo i prodotti soggetti all’Iva al 22% – peraltro il 70% del totale – ma, attraverso costi aggiuntivi a partire da quello fondamentale dei carburanti incidendo sui costi di trasporto, verranno ritoccati i prezzi di tutti i beni trasportati su gomma, in particolar modo i beni di largo consumo, nonché le tariffe praticate da artigiani e professionisti, oltre agli arrotondamenti che si verificheranno come sempre a sfavore delle famiglie. Alla luce del possibile nuovo scatto dell’imposta sui consumi, vi sarà, pertanto, un’ulteriore riduzione del potere di acquisto, soprattutto a danno dei redditi fissi: lavoratori e pensionati. La strada “lacrime e sangue” non è quella giusta! Occorre fare una rapida inversione di marcia se non si vuole portare il Paese a sbattere dritto contro il muro del fallimento economico e finanziario. Occorre sbloccare il denaro e se le banche si rifiutano di farlo lo Stato può sostituirsi ad esse finanziando a tassi d’interesse ragionevoli imprese e famiglie e far ripartire così l’economia! Occorre creare nuovi posti di lavoro riducendo il cuneo fiscale e incentivando le aziende ad assumere a fronte di una detassazione del costo del lavoro. Occorre creare nuova occupazione giovanile collocando a riposo chi ha raggiunto i quarant’anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Occorre una sana e onesta gestione delle finanze pubbliche. Occorre, infine, ma non per ultimo, che le tasse le paghino tutti e non solo e sempre i “soliti noti”! Questo l’Europa sembra averlo intuito e i prossimi giorni saranno decisivi per l’annunciato “piano europeo anti-evasione fiscale” nel quale sarà data priorità agli sforzi per estendere lo scambio automatico di informazioni e dati fiscali a livello Ue e globale. Noi invece stiamo ancora qui a perder tempo appresso alle vicende private di un leader politico ormai sulla via del tramonto. Intanto la crisi ci mangia vivi, portandosi via i nostri ultimi risparmi!

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