La rete dei piccoli negozi scompare.

di Attilio Runello. La rete dei piccoli esercizi commerciali laddove arriva la concorrenza della grande distribuzione tende a scomparire.
Ad essere toccati principalmente sono i negozi di generi alimentari, panifici, macellerie, gastronomie, pescherie.
Rimangono invece bar, pizzerie parrucchieri e negozi di estetica. Rimangono naturalmente anche le farmacie, le agenzie di servizi: viaggi, immobiliari, ma anche ottici.
Chiudono anche i piccoli negozi di ferramenta non in grado di sostenere la concorrenza dei vari Brico. I ciabattini e le sartorie o fanno prezzi bassi oppure conviene con i saldi comprare qualcosa di nuovo.
In un articolo della Stampa dello scorso anno si davano i numeri dei negozi ogni mille abitanti
“Nelle province autonome di Trento e Bolzano, ormai, ci sono solo 6,9 imprese del commercio ogni mille abitanti; in Friuli-Venezia Giulia 7,8, e in Lombardia 8,4. Nelle regioni del Sud il tessuto del commercio resiste un po’ di più, in particolare in Campania (19,7 imprese ogni mille abitanti), Calabria (18,7) e Sicilia e Puglia (entrambe con 15,1).”
Illustrano abbastanza bene il divario fra nord del paese e sud, dove magari l’azienda familiare consente di avere delle entrate e non dover emigrare.
Sempre l’articolo della Stampa riporta una intervista alla presidente di Confesercenti
«La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile: ed i neoimprenditori, semplicemente, rinunciano, come evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia» spiega Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti. «A rischio c’è il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini: proprio l’anno della pandemia ha dimostrato il valore della rete dei piccoli negozi – dagli alimentari alle edicole – per la popolazione» prosegue De Luise, secondo cui «occorre aiutare le piccole superfici di vendita a inserirsi nel mercato e a restarci. Innanzitutto, puntando di più sulle politiche attive, a partire dalla formazione imprenditoriale e dal tutoraggio delle start-up da parte delle associazioni di categoria». «Ma servirebbe – conclude – una spinta anche sul piano fiscale, con un regime agevolato per le attività di vicinato”
Per le persone mancano sempre di più le attività di vicinato. Anche per comprare del pane fresco bisogna recarsi al centro più vicino, e quindi occorre l’automobile.

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