Kirghizistan: elezioni il 4 ottobre.
di Attilio Runello. Il quattro ottobre ci saranno elezioni nel Kirghizistan.
Il partito che è stato al potere è il partito socialdemocratico. Il partito di opposizione si chiama Repubblica – Ata- Jurt. Ma quello che conta è la leadership. Il presidente uscente dopo anni di governo e riavvicinamento alla Russia è stato condannato ed è finito in prigione. Il partito di opposizione si è scisso. Così sono nati nuovi partiti e centinaia di candidati. In teoria ci sarebbero le quote rosa, ma le donne si stanno tirando indietro. I voti – sembra – si possono comprare, di fatto. Regna l’incertezza più totale. Ma difficilmente chiunque vinca metterà in discussione la posizione internazionale del paese.
Si tratta di un paese dell’Asia centrale ai confini con la Cina. Ha una superficie di circa i due terzi dell’Italia e una popolazione di soli cinque milioni di abitanti. Rimane sotto l’influenza russa, tuttavia ha affidato la costruzione di una autostrada ad aziende cinesi, commercia con la Cina e vive in parte delle merci cinesi di transito, dialoga con l’Unione europea. Negli ultimi anni si è allontanato dagli Stati Uniti, togliendo loro una base aerea, che è stata rimpiazzata da una russa.
Un paese povero, prevalentemente montuoso, che in sintesi militarmente è filo russo, per le infrastrutture si affida ai cinesi e con la UE dialoga su improbabile difesa di diritti umani, ambiente, e delle possibile aperture commerciali. E la UE sanziona quanto differisce dai nostri parametri.
La situazione politica è fluida. L’alleanza con la Russia non è messa in discussione. I politici corrotti sono stati mandati via più volte con rivoluzioni di piazza. Ma la situazione non è mai cambiata di molto.
I rapporti con l’Italia sono minimi. Esiste una minoranza Chirghisa in Italia di circa milleseicento persone, prevalentemente donne, in Sardegna e Campania. Possiamo immaginari che si tratta di matrimoni fra italiani e Chirghise. Noi nel paese non amiamo un’ ambasciata ed esportiamo abbigliamento, per un valore di alcune decine di milioni.
Nel paese esiste una minoranza russa, che vive nelle città e gestisce gli affari. Il paese ha giacimenti minerari, ed esporta i suoi prodotti mentre attraverso il vicino Kazakistan – altro paese filo russo – riceve l’energia che non riesce a produrre.
In definitiva cambia tutto per non cambiare nulla.
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