Italia violenta.

di Clemente Luciano. Si chiamava Willy Monteiro Duarte, quel ragazzo, e di anni ne aveva appena 21, ed anzi in quella foto con la camicia jeans, con quel sorriso radioso ed entusiasta, di anni ne dimostrava ancor meno.

Ma quella notte a Colleferro,una cittadina in prossimità di Roma,la vita ha smesso di sorridere a Willy.Erano le 3 di notte quando è morto in una piazza di Colleferro,massacrato di botte,calci,pugni e salti sulla pancia da 3 o 4 bestie tatuate che poi lo hanno lasciato lì a terra rantolare,rannicchiato in un angolo di quella piazza.Loro,gli “eroi”,erano in 4,lui era solo,e dopo ogni colpo cercava di rialzarsi da terra,ma ad ogni tentativo una nuova scarica di colpi,fino alla botta letale.Lui nella rissa che s’era accesa non c’entrava niente,anzi,era corso per cercare di calmare gli animi.E’ accaduto a Colleferro-Roma-Italia:ma poteva accadere in qualsiasi parte di questo Paese.Perchè anche nei giorni prima e dopo “quello” di Willy tanti sono stati gli atti di violenza contro altri ragazzi,anziani,e,come sempre contro donne,anche solo ragazzine 15enni.Il problema,allora,è che nel nostro Paese si stanno disgregando le protezioni sociali,a cominciare dalle famiglie e dalla scuola,che contenevano e raffrenavano quella rabbia latente che invece adesso dilaga apertamente per il Paese senza freni,senza limiti.C’è da chiedersi,allora:cosa stiamo diventando come Paese?Anche perché sembra quasi che ci stiamo rassegnando al peggio,senza reagire,senza indignazione morale.A Colleferro adesso tutta la comunità locale si indigna contro le “bestie”,ma lì tutti sapevano che gli aggressori erano soliti compiere atti di violenze ed erano ben noti per la loro brutalità e che avevano già 4 procedimenti penali pendenti proprio per questi motivi.Tutti sapevano,nessuno ha parlato.Quel fatto è accaduto alle 3 di notte.E’ stata la fine tragica di una notte a Colleferro.Ma è stata anche la fine di un’altra notte italiana,uguale alle tante altre,identiche notti in tante altre città italiane.La fine tragica di un sabato italiano,di un’Italia brutta e incattivita.Il funerale a Willy,è un indice d’accusa contro una nazione che non sa più educare né proteggere i propri figli.Che ha smarrito la ragione e perduto il sentimento di comunità ed appartenenza.Anzi.Se un sentimento prevale,è l’odio per l’altro,e la violenza ne è l’estrinsecazione:violenze e abusi sui più deboli:bambini,donne,gay,extracomunitari,disabili,anziani,questi ultimi spesso in case di riposo e “accoglienza”.E poi c’è l’odio e la violenza per chi prova ad opporsi alle prepotenze,come Willy Monteiro Duarte.E non basta ancora.C’è poi l’odio sparso a piene mani sul web dai coraggiosi da “tastiera”.Non a caso l’odio per Willy è continuato su Facebook sul quale è apparso un tizio che diceva che in fondo Willy se l’era cercata.Aveva 21 anni Willy e sognava di diventare calciatore nella sua Roma,la squadra del cuore.Era italiano di Capo Verde,Willy.Forse in questo caso non c’entra nemmeno il colore della sua pelle,appena scura;eppure oggi in Italia il colore della pelle ricomincia a fare la differenza.A Lecce,ad esempio,alla cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria a Yvan Sagnet,camerunense,attivista per i diritti dei braccianti,il centrodestra ha abbandonato l’Aula comunale per protesta.E sono sempre più numerosi atti e parole di razzismo contro atleti italiani di colore,comel’aggressione subita dall’atleta Daisy Osakue,campionessa italiana di atletica leggera di origine nigeriana,ferita qualche tempo fa ad un occhio in un’aggressione razzista.E sui social tanti “like” sui profili di quei tanti “eroi” da tastiera per il loro “pensare” razzista.Poi magari si minimizza,si dice che sono solo quattro teppististelli a cui non dare importanza.Ma intanto anche le parole,quando non gli atti,sono come pietre e rimangono e succedono i fatti come quelli di Colleferro.Allora per qualche giorno ci si indigna anche,e si scrive “Ciao Willy” sui social,ma non capiamo che con i nostri silenzi,si diventa complici di una mutazione antropologica e culturale di un Paese che certamente prima non era né cattivo né razzista.Liliana Segre,senatrice a vita,scampata al campo di sterminio di Auschwitz ha detto sui fatti di Colleferro:”La fine di quel ragazzo è un naufragio della civiltà”.E ha raccontato come si entra nelle spirali dell’odio e del razzismo.”Dapprima si comincia a odiare qualcuno mettendolo in ridicolo,poi facendo del bullismo.Poi si passa alle parole e agli atti violenti,e infine si arriva ad ammazzare”.Ed intanto continua a lievitare quel fenomeno foriero di strappi violenti e ferite profonde ai sentimenti e ai valori condivisi,alla civiltà e alla cultura di questo Paese.Quello che è certo è che i valori di riferimento della gente si sono abbassati.C’è un espandersi sempre più esasperato di consumismo,come quello denunciato da Pasolini già tanto tempo fa.C’è solo la cultura dell’apparire(le 2 bestie ostentavano la loro fisicità e il fatto di avere SUV e moto potenti, ma poi percepivano il “reddito di cittadinanza”).Molti soldi con poca fatica,zero senso del dovere,nessuna disponibilità al sacrificio.Tanti cuori pieni di niente e nessuno pensa a metterci qualcosa dentro,come-che so?-passione e sentimento per un’ideale,la voglia di “spendersi” per gli altri,per gli ultimi,per i bisognosi.Forse per capire cosa stiamo diventando,dovremmo provare a mettere,accanto alla foto di Willy,una foto dei suoi presunti carnefici ed aguzzini.Da un lato il sorriso solare di un ragazzo disponibile e generoso.Dall’altra due facce feroci e cattive;corpi scolpiti e palestrati,abiti,auto,ambienti non tanto compatibili con “redditi di cittadinanza”.Sono due Italie che non possono stare insieme.La tragedia è che la seconda sta avanzando spavalda,sopraffacendo l’altra,ma non sembra che la cosa preoccupi più di tanto nessuno di noi.

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1 Response

  1. Giacomo-TO ha detto:

    Basta guardare certi Telefilm e certe trasmissioni per comprendere la decadenza nella quale ci fanno vivere: Distrutti i valori non resta che il nulla.

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