Italia ancora ultima in Ue con Lega e M5S. Altro che abolizione della povertà, saremmo tutti più poveri.

di Paolo Cirino Pomicino. La pantomima sul possibile aumento dell’Iva a partire dal primo gennaio prossimo rischia di essere un depistaggio sui veri problemi che attanagliano il paese. Più che guardare, infatti, i dati del 2019 la cui crescita, se tutto va bene, sta sullo 0,2/0,3% bisogna gettare lo sguardo sull’intero prossimo triennio distinguendo obiettivi e strumenti al servizio di quegli stessi obiettivi annunciati.

Una distinzione necessaria perché l’IVA, la spending review, la flat-tax, la riforma fiscale, gli investimenti pubblici e via di questo passo son tutti strumenti che saranno necessariamente definiti nella legge finanziaria e non possono trovare spazio dettagliato nel documento di economia e finanza che definisce, per l’appunto, più gli obiettivi triennali che non gli strumenti.

Se allora gettiamo lo sguardo sul quadro programmatico 2020-2022, cioè sui risultati che il governo tenta di raggiungere, le braccia ci cascano per davvero. Da questo quadro, infatti, scopriamo che il governo punta per il prossimo triennio a rimanere ancora nell’ultima posizione per tasso di crescita tra i paesi dell’eurozona con una previsione programmatica che fissa allo 0,8% la crescita del prodotto interno lordo per l’intero triennio.

In parole semplici quanti ripetono che il governo è in carica solo da 10 mesi non si rendono conto, nella loro assoluta faciloneria, che il programma approvato con il def parla di un triennio in cui il Pil non raggiungerebbe neanche l’1% al quale si aggiunge un 2019 che sta intorno allo 0,2% ed un 2018 fermo forse allo 0,9%.

Questi dati di crescita sarebbero dunque i risultati cui tende questo governo in tutto l’arco di una legislatura che costituirebbe così una grande occasione perduta. Con questa prospettiva “agognata” il dibattito sugli strumenti da adottare perde di valore perché qualunque siano le scelte che verranno fatte, quei numeri rappresenterebbero per il presidente Conte ed i suoi ciarlieri ministri gli obiettivi sperati.

A quanti, dunque, ritengono che questo è un governo neonato, vorremmo far notare, con garbo e delicatezza, che se gli obiettivi descritti con il documento economico e finanziario approvato qualche giorno fa fossero raggiunti noi avremmo una legislatura intera in cui continueremo ad essere la cenerentola di Europa per tasso di crescita.

Altro che abolizione della povertà, saremmo forse tutti più eguali nella povertà. A questi dati sul prodotto interno lordo seguirebbero, naturalmente, un tasso di disoccupazione tra l’11,1% e il 10,4%, (sempre secondo gli obiettivi sperati dal governo), cioè tre punti in più della media dell’eurozona mentre gli investimenti pubblici passerebbero: dal 2,1% al 2,6%, la metà esatta degli investimenti necessari per recuperare il gap cumulatosi da 25 anni a questa parte.

Se dunque questi sono gli obiettivi che il governo si è dato ha senso ancora discutere su quali strumenti adottare visto che comunque gli obiettivi cui si tende sono miseri e disastrosi? Forse è giunto il momento di passare a discutere con competenza sugli obiettivi da raggiungere prima ancora di litigare sugli strumenti per capire quali potenzialità represse ha ancora il paese per potersi allineare almeno alla media dei paesi dell’eurozona in chiave di crescita, di occupazione e di investimenti pubblici e privati.

Con questo piccolo accenno di lungimiranza si comprenderanno appieno allora, gli errori delle politiche economiche sin qui seguite nella speranza di poterle correggere in corso d’opera se si vuole evitare al paese una decrescita infelice e forse irreversibile per diversi e svariati anni.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *