Roma, 12 miliardi di debito pubblico. E adesso chi paga il conto?

Roma è stata amministrata per anni da Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino e oggi da Virginia Raggi.

Ma nessuno di costoro ci ha mai spiegato come abbia fatto l’amministrazione comunale ad accumulare un debito così folle: 12 miliardi di euro, senza, peraltro, offrire ai romani una città ‘vivibile’ e con servizi adeguati a fronte non solo dei miliardi spesi per fare un debito di queste dimensioni, ma anche di quelli incassati a seguito di una tassazione senza precedenti!

Infatti, al netto delle tasse riscosse, Roma dovrebbe essere tutta un’altra città.

Invece, la “Caput mundi”, fa letteralmente pena sommersa come è dalle immondizie per il tripudio di sorci, gabbiani e persino cinghiali che vi banchettano, con le strade martoriate dalle buche per la disperazione degli automobilisti costretti al trasporto privato perché quello pubblico non esiste e laddove c’è chiude per mesi e mesi le fermate della Metro in pieno Centro storico, con le periferie abbandonate al degrado e alla criminalità, con il poco verde rimasto, dimenticato e conseganato al degrado e alle moto-seghe che desertificano l’Urbe senza che mai venga ripiantumato un solo arbusto, e tutti gli altri guai di cui i romani sono in ostaggio da ormai troppi anni.

Ma lorsignori, Sindaci e assessori municipali hanno sempre l’alibi che questo debito non è maturato per colpa loro ma di quelli che c’erano prima, dimentichi del fatto che per il governo di Roma, come per qualsiasi altra amministarzione dello Stato italiano, vige la continuità amministrativa dell’azione di governo a prescindere da uomini e partiti.

Fatto sta che oggi il Comune di Roma è indebitato per 12 miliardi di euro e che l’attuale giunta capitolina, non osando ricorrere a nuovi balzelli da imporre ad una cittadinanza già stremata dalle addizionali Irpef in busta paga, dall’Imu elevata al massimo consentito, dalla tariffa rifiuti, ecc, ecc, chiede quei 12 miliardi al Governo, ovvero a tutti gli italiani!

Italiani che già sono spremuti fino all’osso per ripianare un debito pubblico nazionale che aumenta di giorno in giorno e che figuriamoci come possono essere contenti nel sapere che Roma vuole addebitargli anche il suo di debito!

Senatus Populusque Romanus, unicuique suum… Cari romani, ci dispiace per voi, ma ad ognuno il suo!

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