Imputazione di omicidio volontario per l’agente accusato di aver ucciso George Floyd.

di Attilio Runello. Le proteste per l’uccisione di George Floyd sono diventate meno violente nell’ultima notte. Questo mentre alla vigilia dei funerali a Minneapolis, con la partecipazione di Joe Biden, l’attorney general del Minnesota Keith Ellison ha aggravato l’imputazione per l’ex agente Derek Chauvin da omicidio colposo a omicidio volontario (ora rischia sino a 40 anni) e ordinato l’arresto dei suoi tre colleghi accusandoli di complicità. Come chiedevano la famiglia (“un passo importante verso la giustizia”, ha commentato) e i manifestanti che hanno infiammato l’America per una settimana.
Purtroppo che la polizia possa commettere degli errori si sa, ma che di fronte a una morte di una persona disarmata, che a quanto sembra, non avesse cercato di opporre resistenza, e segnalato soltanto per aver cercato di comprare delle sigarette con una banconota da venti dollari falsa una richiesta di giustizia è comprensibile.
I poliziotti sono stati licenziati e l’agente Derek Chauvin adesso è sotto accusa per omicidio volontario.
Questo dovrebbe calmare gli animi e porre fine alle manifestazioni di protesta.
Dovrebbe! Ma chi lo può dire? Il predecessore di Trump, Obama, in situazioni simili, aveva saputo dichiararsi vicino alla comunità afroamericana e ai poliziotti che svolgono bene il proprio lavoro.
Ma nel 2014 il caso di Eric Gardner aveva fatto scoppiare le proteste perché l’agente non era stato incriminato.
Trump ha dichiarato di aver fatto molto per la comunità afroamericana: in termini di posti di lavoro e riduzione della povertà.
Se le manifestazioni rispondono a una richiesta di giustizia dovrebbero fermarsi. Se invece ci sono organizzazioni che soffiano sul fuoco potrebbero continuare.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *