Il telescopio Webb è nello spazio: ecco come trasformerà l’astrofisica.

di Attilio Runello. Nel giorno di Natale il più grosso e complesso telescopio spaziale mai costruito – battezzato Webb –si è staccato dalla sua rampa di lancio a Kourou, in Guyana Francese, ed è stato spinto oltre l’atmosfera da un razzo Ariane 5 Eca. In questo momento, galleggia verso la sua destinazione operativa, il punto lagrangiano L2, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Per intenderci al di là della luna. Verso quella destinazione nel 2013 fu inviato il satellite Gaia.

Il telescopio ha solo iniziato un viaggio lungo e rischioso, che nei prossimi sei mesi potrebbe fallire in ogni momento. Un viaggio, però, che promette di inaugurare una nuova era dell’astrofisica e della nostra conoscenza dell’Universo. Dopo aver dispiegato le sue componenti in orbita e averle collaudate, James Webb comincerà infatti a guardare a oltre 13 miliardi di anni luce da noi, nel tentativo di spiegare uno dei misteri irrisolti dell’astrofisica moderna: capire come e quando la Via Lattea e le altre galassie si siano formate.

Infatti fino ad oggi gli astrofisici sono stati in grado di individuare galassie a una distanza non superiore i tredici miliardi di anni luce.

Secondo le teorie più accreditate si ritiene che l’universo nasce dal big bang avvenuto oltre tredici miliardi di anni fa. Quindi le galassie identificate sono le più distanti.

Tuttavia se, come si ritiene, le galassie sono in movimento ci sono altre galassie più distanti che potrebbero essere avvistate. Il telescopio potrebbe aiutarci in questa direzione.

Naturalmente si tratta solo di osservare. Raggiungere è cosa ben diversa. L’uomo è solo arrivata sulla luna – a trecento mila chilometri dalla terra, tre giorni di viaggio – e nelle stazioni spaziali a soli cinquecento chilometri dalla terra.

Le sonde Voyager – senza equipaggio – sono uscite da qualche anno dal sistema solare e impiegheranno miglia di anni per raggiungere la stella più vicina al sistema solare. Queste sonde lanciate negli anni settanta viaggiano a circa sessantamila chilometri l’ora. È pochissimo rispetto alle distanze da percorrere. Una sonda lanciata verso il sole ha raggiunto i seicentomila chilometri l’ora grazie a particolari effetti gravitazionali, non ai propri motori.

Per il momento le galassie possiamo solo guardarle.

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