Non è la terra ad avere bisogno dell’uomo, ma il contrario. di Yvan Rettore

di Yvan Rettore. L’uomo contemporaneo ha sempre considerato il nostro pianeta come una proprietà da dominare e da cui attingere in modo indiscriminato ogni risorsa disinteressandosi del tutto o quasi del fatto che la Terra, o meglio la Madre Terra, è un essere vivente a tutti gli effetti, l’essere supremo da cui proveniamo a cui torneremo e di cui facciamo parte integrante.
E così ha sempre pensato questa meraviglia dell’universo unicamente in funzione utilitaria, dimostrando una arroganza e una superiorità senza limiti.
Ma tale superiorità non può, né potrà mai esserci perché siamo noi esseri umani a vivere in funzione della Terra e non lei in funzione di noi.
Anche se il genere umano dovesse un giorno estinguersi, non sarà la fine del mondo, ma soltanto la fine di una specie animale fra altre.
E la natura continuerà il suo corso come ha sempre fatto.

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1 Response

  1. Gaetano P. ha detto:

    E’ saltato fuori un servizio della testata scientifica della Rai, il Tgr Leonardo, in cui si descrivono già nel 2015 le ricerche cinesi sul virus che ha infettato il mondo, riportando un dibattito tra gli esperti a livello mondiale sulla pericolosità di tali esperimenti, allora non possiamo che pretendere una chiarezza che c’è assolutamente dovuta per i nostri morti e per il prezzo economico altissimo che stiamo pagando.

    Personalmente ho difeso a oltranza l’accordo della via della seta, sostenendo che l’Italia ha diritto di fare affari con Pechino quanto fanno tutti gli altri, compresi gli americani che da quell’epoca ci bacchettano per aver fatto almeno in questo caso i nostri interessi e non i loro.

    Ma qui ci sono indizi serissimi sulla creazione in vitro di un nuovo virus, e se già ieri sera hanno cominciato a circolare i distinguo e le precisazioni sulla mutazione genetica rivelata dal servizio della Rai, una giustificazione generica non può bastare.

    Ciò non significa che dobbiamo dichiarare oggi stesso guerra alla Cina, e consapevoli di come non ci degni di verità sul caso Regeni neppure il ben più piccolo Egitto, ricordiamoci che a Pechino c’è un regime parecchio allergico con la condivisione delle informazioni.

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