Il premier che verrà dovrà pagare i buffi lasciati da Renzi.

di Gerardo Lisco. La vittoria referendaria del No è stata una vittoria dei cittadini, lo dimostra il fatto stesso che nessuno si aspettava una partecipazione così elevata. Eppure questa splendida vittoria della Democrazia potrebbe contenere i germi capaci di favorire una débâcle reazionaria. In questo momento Renzi è ferito, tramortito, la sconfitta subita non ha comunque messo in discussione la sua leadership nel partito, soprattutto oltre l’80% dell’elettorato PD ha seguito le sue indicazioni.
E’ questa la prova che può ancora contare su un consenso elettorale non inferiore ai 9.000.000 forse anche 10.000.000 di voti, in pratica il 30% di consenso che i sondaggi gli attribuiscono in caso di elezioni politiche. L’elettorato del PD di Renzi solo in parte riviene dall’elettorato che sostenne il PD guidato da Bersani. Con le elezioni europee l’elettorato PD si è ampiamente mescolato con l’elettorato centrista rappresentato da Scelta Civica e con l’elettorato di centrodestra. Questo mescolamento è avvenuto anche di recente nel Referendum costituzionale. Un quarto degli elettori di Forza Italia hanno votato “sì” seguendo le indicazioni di Renzi e non di Berlusconi; o meglio, l’elettorato di Forza Italia che ha votato “sì” ha capito perfettamente il retro pensiero di Berlusconi. Tra la fine del 2017 e magari anche primavera del 2018, si andrà alle elezioni politiche. Chi succederà a Renzi nella guida del Governo dovrà onorare e mettere le toppe a tutte le sciocchezze fatte da Renzi in materia di politica economica. Non essendo stati rinegoziati i trattati UE in materia di vincoli di bilancio gli sforamenti operati da Renzi con mance e mancette dovranno essere onorati per cui, volente o nolente, chi gli succederà dovrà farlo attraverso politiche di bilancio che prevedono tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni. Rispetto a questo scenario Renzi avrà buon gioco nel tenere sulla graticola il nuovo Governo al quale toglierà la spina quando le condizioni saranno tali da consentirglielo. Di fronte a questo quadro politico la Sinistra Dem, che in termini di consenso elettorale ha dimostrato di valere poca cosa: gli elettori del PD che hanno votato “no” al referendum costituzionale lo avrebbero fatto comunque anche nel caso in cui le indicazioni di D’Alema, Bersani e Speranza fossero state per il “si”. E’ sufficiente navigare in rete per verificare questo dato. D’Alema e C. hanno solo colto l’occasione dimostrando di essere ancora opportunisticamente in sintonia con il popolo. Molti esponenti locali e nazionali della minoranza Dem, purtroppo, sperano di utilizzare il risultato referendario per contrattare qualche postazione. Dopo aver visto come Renzi ha operato, sono convinto che nella prossima Direzione Nazionale del PD inizierà con il seppellire la minoranza Dem nella fossa che da mesi sta preparando. L’unica cosa sensata che la minoranza Dem può fare è chiedere le dimissioni di Renzi anche da Segretario cercando alleati tra le numerosi correnti che compongono il PD. Questa operazione potrebbe raggiungere un buon risultato solo a condizione di individuare un candidato segretario alternativo a Renzi con un forte potere. Il candidato in questione non può essere Roberto Speranza. La domanda da porsi è quindi come evitare che una splendida vittoria si traduca in una tremenda sconfitta alle prossime elezioni politiche. Ipotizzando che il sistema elettorale con il quale si andrà a votare sarà l’Italicum emendato dalla Corte Costituzionale per la Camera dei Deputati e la legge vigente per il Senato, il potenziale 30% e passa di consensi del PD di Renzi, sempre che la minoranza Dem non riesca a scalzarlo dal ruolo di segretario, fa si che potenzialmente diventi il partito di maggioranza relativa con un potere coalizionale rispetto agli altri partiti politici. Considerato il comportamento tenuto da Berlusconi nella campagna referendaria da qui all’indomani delle elezioni politiche ci troveremmo di fronte alla rinascita del “Patto del Nazareno”. L’alleanza tra PD e F.I. è favorito anche dalla trasformazione che entrambe le formazioni stanno avendo in termini di consenso. L’erosione dei rispettivi elettorati ai quali fa riferimento l’Istituto Cattaneo favorisce l’alleanza tra le due formazioni. I rispettivi elettorati di riferimento avranno sempre di più interessi e visione del mondo comuni. Per bloccare questo processo bisogna sperare che la minoranza Dem scalzi Renzi, che il M5S esca dal suo isolamento iniziando a ragionare in termini di alleanze. Ultima cosa bisogna sperare che finalmente il popolo di sinistra possa avere una forza politica in grado di rappresentarla alternativa al PD di Renzi e a Forza Italia. Ciò potrà accadere soltanto se ciascun gruppo e movimento politico riuscirà a mettere da parte la propria specificità e in nome dei valori Costituzionali saprà federarsi o confederarsi con gli altri. Se la sinistra perderà questa occasione, non solo scomparirà definitivamente dalla politica italiana, ma condannerà l’Italia a una svolta autoritaria, oligarchica e neoliberista.

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