Il pomodoro italiano è in crisi, cresce l’import cinese.

E’ partita la raccolta dei pomodori da salsa con l’Italia che, a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, fra grandinate, nubifragi, alluvioni e ondate di calore, rischia di produrre ancora meno dei 5,6 miliardi di chili previsti per il 2023.

Infatti, se nel 2021 sono state raccolte in Italia 6 milioni di tonnellate di pomodoro, cosa che ha reso l’Italia secondo produttore al mondo nel 2021, quest’anno si rischia di non superare i 5,4 milioni.

Questo, mentre alle frontiere nazionali aumentano del 50% le importazioni di concentrato di pomodoro cinese che costa la metà di quello nostrano grazie allo sfruttamento dei prigionieri politici e della minoranza musulmana degli Uiguri nello Xinjiang. E’ quanto denunciano Coldiretti e Filiera Italia sulla base dei dati del World Processing Tomato Council, in occasione dell’avvio della campagna a Foggia dove si coltiva quasi 1/5 (19%) del raccolto nazionale.

Uno scenario in cui la Cina, con 7,3 miliardi di chili nel 2023, sorpassa l’Italia nella classifica mondiale dei produttori di pomodoro da industria che conta 70 mila gli ettari coltivati a pomodoro da salsa, con la Puglia il principale polo nel Mezzogiorno con quasi 18 mila ettari concentrati per l’84% proprio a Foggia.

La corsa dell’energia e delle materie prime in Italia si riflette sui costi di produzione del pomodoro superiori del 30% rispetto alle medie storiche, anche per il gap delle infrastrutture logistiche di trasporto; il tutto mentre agli agricoltori viene pagato solo fra i 15 e i 17 centesimi al chilo.

Alla crisi climatica va aggiunta la corsa dei prezzi di produzione, che sta colpendo fortemente tutto il comparto agricolo: le aziende italiane devono oggi fare fronte ad aumenti importanti, che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, e coinvolgono tutta la filiera – dalla coltivazione alla trasformazione.

Il vetro, per esempio, costa il 30% in più rispetto allo scorso anno, il cartone è aumentato del 45%, e i barattoli di latta (introvabili) costano oggi il 60% in più, mentre la plastica in alcuni casi sfiora il +70%.

All’aumento dei materiali vanno aggiunti gli aumenti del trasporto su gomma e per i container e noli marittimi che – complice la delicata situazione internazionale – fanno registrare aumenti che secondo l’analisi di Coldiretti vanno dal 400% al 1000%.

Oggi, in pratica, 03la confezione costa più del prodotto in essa contenuto: in una bottiglia di passata, “l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro”, il resto sono costi di produzione industriale, materiali, pubblicità. E l’aumento dei prezzi, a partire da quello del gas, non potrà che pesare sulle tasche dei consumatori.

L’aumento della produzione di pomodoro da industria cinese e la differenza di prezzo hanno determinato la ripresa di fenomeni fraudolenti di difficile individuazione data l’alta diluizione a cui il prodotto è sottoposto per l’ottenimento dei diversi derivati del pomodoro.

 

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