Il mezzo endorsement di Feltri a Di Maio: “Sarà una mezza pippa ma non è un ladro”.

In questi giorni impazzata la querelle sulle presunte quanto folli spese dell’onorevole Luigi Di Maio, pari a circa 100mila euro, accumulate in tre anni per girare l’Italia. Inutile dire che nel Belpaese è difficile mettere d’accordo marito e moglie, figuriamoci una nazione intera sempre pronta a criticare tutto e tutti, a cogliere la pagliuzza negli occhi dell’altro ignorando la trave che ha nei suoi, fino a far finta di non vedere che
il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio, tra lo stipendio da deputato, lo stipendio aggiuntivo da vice presidente della Camera, i vari rimborsi e spese di rappresentanza, ha restituito ai cittadini italiani in tre anni e mezzo 204.582,62 euro! Comunque, nello scorrere i giornali, colpisce la difesa senza mezzi termini fatta su Libero da Vittorio Feltri al leader dei 5stelle. Il direttore definisce il vice presidente della Camera “una persona insospettabile”. Uno che “sarà pure una mezza pippa – per dirla con il governatore della Campania De Luca – ma non è un ladro”! Ad avviso di Feltri, infatti, quei 100mila euro in un triennio non sono una somma da far urlare al ladrocinio: “Per viaggiare e svolgere i propri compiti da parlamentare bisogna dormire e mangiare, e sia i ristoranti che gli alberghi rilasciano regolare fattura. Sarebbe assurdo che Di Maio per non irritare i compagni, anzi i compari, dormisse all’addiaccio e si nutrisse alla mensa della Caritas. A ben vedere – fa notare Feltri – l’aver sborsato una simile somma in tre anni nell’esercizio del proprio lavoro pare del tutto normale”. Dunque i rendiconti di Di Maio “appaiono congrui e non certo esagerati”. Dopo aver precisato di non difenderlo per simpatia il vulcanico giornalista spiega di basarsi sulla sua “esperienza in materia di trasferte”. Pertanto Di Maio, da lui considerato alla stessa stregua di De Luca per quanto riguarda le capacità politiche, può a ragione essere definito “una persona corretta quando compila le sue note spesa”. Poi Feltri rivolge un disinteressato appello ai grillini che contestano il collega: “Evitate baruffe così idiote che contribuiscono a gettare sul vostro Movimento lo stesso fango che avete gettato, a volte a ragione, su altri partiti”. Il rischio? “Quello di apparire agli occhi degli elettori uguali ai furfanti di cui sistematicamente avete detto peste e corna”.

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