Il medico pietoso fa la piaga puzzolente.

Siamo un paese fermo ai blocchi di una ‘ripartenza’ che, a questo punto, nessuno sembra volere per davvero. Dal Primo cittadino all’ultimo degli usceri dei Palazzi romani, solo tante belle parole, ma poi all’atto pratico nessun cambiamento.

Da ‘mani pulite’ ad oggi tutto è rimasto come prima se non peggio, e ci ritroviamo con un paese ingessato, bloccato, fermo!

Siamo rimasti imbrigliati nella ragnatela dell’immobilismo, dalla burocrazia, del paternalismo clientelare, dello status quo di pochi e dell’indigenza di molti, prigionieri di pregiudizi ideologici come il nucleare, l’eutanasia e la marjuana, e stiamo ancora aspettando le cosiddette ‘Riforme’ che dovrebbero cambiare l’Italia tirandola fuori dal tunnel di una crisi senza fine.

Debito pubblico, tasse, stipendi e pensioni, sono la cartina di tornasole di un paese che non funziona!

I governi si succedono uno dopo l’altro, ma nella sostanza non cambia proprio un bel niente e come nel gioco dell’oca, quando sembra di aver fatto un passo in avanti, in realtà se ne sono fatti dieci indietro!

Intanto i mali endemici di questo paese  continuano a fiaccarlo così come fa il cancro quando prende il corpo umano invadendolo dalla testa ai piedi e trova a curarlo un ‘medico pietoso’ che non prende il bisturi in mano per estirparlo, ma si limita a prescrivere un’aspirina.

E così il medico pietoso fa la piaga puzzolente!

Corruzione, malaffare, illegalità, ruberie e una classe dirigente inadeguata e senza progettualità, hanno ridotto l’Italia in cenere e neppure SuperMario riuscirà a portarla dalla polvere all’altare.

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8 Responses

  1. Sandokan ha detto:

    Studenti delle superiori in piazza oggi contro la scuola-lavoro, dopo la tragica morte di Giuseppe Lenoci durante uno stage e per un esame di maturità diverso. Gli studenti avevano già manifestato lo scorso 28 gennaio. In oltre 40 città sono previsti cortei e presidi. A Torino sono state occupate numerose scuole negli scorsi giorni. Alcune organizzazioni chiedono le dimissioni del Ministro dell’Istruzione Bianchi e del Ministro dell’Interno Lamorgese. Intanto lunedì prossimo gli studenti e le studentesse saranno in audizione in Commissione Cultura alla Camera.
    Il POPOLO è arcistufooooooooooooooooooooo

  2. Spqr ha detto:

    Adesso dobbiamo disertare il Referendum

  3. Mascia ha detto:

    «Il fenomeno è generale, aumento dei prezzi e inflazione, che riguarda tutte le materie prime, convenzionali e non: il gas, la benzina, il rame, la ghisa, il legno, il silicio… È l’effetto della frattura dell’ordine globale, cominciata con la crisi finanziaria del 2008 e che ho cercato di spiegare nel 2016 con il mio libro Mundus furiosus, come veniva chiamata l’Europa dopo la scoperta dell’America. Oggi il nostro continente sta vivendo una crisi analoga a quella di mezzo millennio fa».

  4. Galerio ha detto:

    Girate per le Città vedete quanta rabbia dei Cittadini:Restrizioni-divieti, tamponi, vaccini… questa non è vita

  5. Giacomo -TO-Original ha detto:

    2020\2021 mi ricorano 1920\1921 l’avvento di una dittatura.
    fortunatamente i NOVAX hanno detto NOOOOOOOOOOOOOOOO.
    Obbligo vaccina = incostituzionale.

  6. Julius ha detto:

    Il nuovo corso post-Quirinale prende forma in quel di Bruxelles. Dove Draghi si limita a restare solo poche ore, il tempo necessario a partecipare al Consiglio europeo straordinario sull’Ucraina. Rinuncia, invece, al vertice Ue-Unione Africana, chiedendo a Macron la cortesia di leggere il suo intervento durante la tavola rotonda prevista per il pomeriggio. Un’assenza inattesa, decisa ieri mattina dopo che la maggioranza ha ballato in Parlamento fino alle 4.30 di mattina. Perché alla Camera il governo è andato sotto ben quattro volte sul Milleproroghe durante le votazioni delle commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio. Con tanto di rissa sfiorata in piena notte tra il leghista Iezzi e il dem Pagano, non propriamente in sintonia su alcuni emendamenti. È servito l’intervento del ministro D’Incà per evitare che la situazione degenerasse. Un episodio, certo, ma che racconta il clima che si respira in un Parlamento sempre più sfilacciato e lontano dal governo. È in questo quadro che Draghi decide di rientrare al più presto a Roma. E mette nero su bianco quello che è un netto cambio di approccio rispetto al passato. La conferma che il voto sul Quirinale ha segnato un vero e proprio spartiacque. Il premier, infatti, non è più disponibile ad alcun tipo di mediazione. Certamente, non lascerà che i partiti lo consumino in Parlamento, rimettendo mano ad intese già siglate in Consiglio dei ministri. L’ex numero uno della Bce, però, non vuole limitarsi a mandare un segnale di fumo. E sceglie di chiarire quanto più apertamente possibile la sua posizione. Così, appena atterrato a Roma, si presenta al Quirinale per un faccia a faccia con Mattarella. Draghi mette al corrente il capo dello Stato dei suoi molti dubbi sulla tenuta della maggioranza. «Se i partiti non sono in grado di garantire i loro voti in Parlamento – è il senso del ragionamento del premier – è evidente che non si va avanti». Considerazioni che l’ex Bce ha intenzione di fare direttamente con i capidelegazione di maggioranza, una modalità d’azione che Mattarella condivide in pieno. La riunione si tiene alle 18.30 a Palazzo Chigi. Ci sono Giorgetti (Lega), Gelmini (Forza Italia), Patuanelli (M5s), Orlando (Pd), Speranza (Leu) e Bonetti (Iv). E tutti assistono allo sfogo di un Draghi mai così tranchant. «Se è cambiato qualcosa basta dirlo. Se questo governo non va più bene ai partiti e al Parlamento, allora- è il senso esplicito delle parole del premier – trovatevene un altro». Un altolà netto, deciso. Perché se Draghi evoca esplicitamente la fine del suo governo è chiaro che il passo successivo sono la crisi e le elezioni anticipate. D’altra parte, l’ex Bce non nasconde la sua irritazione. Se in Cdm si decide una cosa e poi il Parlamento è incontrollabile e rimette tutto in discussione solo perché i partiti devono mettere qualche bandierina (vedi riforma fiscale e questione catasto), allora «trovatevi un altro governo». Draghi, insomma, non è disponibile a «scaldare la sedia». Anzi, è deciso a drammatizzare il messaggio. Che, non a caso, manda ai partiti proprio nel giorno in cui l’Europa si confronta a Bruxelles sui venti di guerra tra Mosca e Kiev. Il senso è chiaro: c’è la crisi in Ucraina e il rischio di un ulteriore aumento del costo dell’energia, se in questo contesto i partiti non sono in grado di dar seguito ai loro impegni si accomodino e aprano la crisi. Un ragionamento che non fa una piega. Ma che, fanno notare sia Gelmini che Giorgetti, andrebbe «condiviso» anche con i leader dei partiti. Perché, non è un mistero, i capidelegazione non sempre rappresentano la linea del partito di appartenenza.

  7. Abram K. ha detto:

    E anche il regime di Macron annuncia l’abbandono dell’operazione terroristica del coronavirus. Il portavoce del governo Gabriel Attal ha annunciato che già dal 15 marzo il passaporto razziale vaccinale potrebbe sparire. A questo punto, Draghi è persino privo dell’ultima sponda del patto del Quirinale che era stata voluta dalle élite europee. L’ultimo a lasciare la falsa pandemia sarà probabilmente proprio Draghi il 31 marzo. L’ultimo che chiude la porta è quello che ci lascia le dita dentro. Mentre in Italia noi sempre i pegiori

  8. Giacomo-TO ha detto:

    La crisi della politica è anche il nostro fallimento come cittadini!

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