Il lavoro è dignità. Dimezzare tasse su lavoro e su chi investe.

Il Papa dal palco di Cagliari, se non fosse stato per i colori diversi da quelli tradizionali delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, si sarebbe potuto tranquillamente scambiare per un Bonanni o per una Camusso qualsiasi. Papa Francesco in terra di Sardegna fa ‘il sindacalista’ e parla della tragedia della mancanza di lavoro. ”Io vi dico coraggio, ma non voglio che questa sia una parola vuota detta con un sorriso. Non voglio fare l’impiegato della chiesa che dice parole vuote. Voglio che questo venga da dentro, ve lo dico come pastore e come uomo! La mancanza di lavoro porta alla mancanza di dignità. Non lasciatevi rubare la speranza! Come figlio di un ‘papà andato in Argentina pieno di speranza’ – ha detto Bergoglio – conosco la sofferenza delle speranze deluse degli emigranti e vi dico coraggio, ma so che non posso dirvelo come un ‘impiegato della Chiesa, ma fare di tutto come pastore e uomo per darvi questo coraggio. Mio papà da giovane – prosegue il Papa – è andato in Argentina pieno di illusioni, convinto di trovarvi l’America e ha sofferto la crisi del Trenta, hanno perso tutto, non c’era lavoro, e io ho sentito nella mia infanzia parlare di questo tempo a casa, non l’ho visto, perché non ero ancora nato, ma ho sentito dentro casa questa sofferenza, parlare di questa sofferenza. Conosco bene questo – ha aggiunto – ma devo dirvi coraggio, ma anche sono cosciente che devo fare tutto del mio perché questa parola ‘coraggio’ non sia una bella parola di passaggio, non sia soltanto un sorriso di impiegato cordiale, un impiegato della chiesa che viene e vi dice ‘coraggio’, no questo non lo voglio, vorrei che questo coraggio venga da dentro e vi spinga a fare di tutto, devo farlo come pastore, come uomo: dobbiamo affrontare con solidarietà tra voi, anche tra noi, tutti con solidarietà e intelligenza questa sfida storica. Questa collaborazione inizi già con lo sforzo che ogni Paese dovrebbe fare per creare migliori condizioni economiche e sociali in patria, di modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana. Creare opportunità di lavoro nelle economie locali, eviterà inoltre la separazione delle famiglie e garantirà condizioni di stabilità e di serenità ai singoli e alle collettività. Scusatemi se sono un po’ forte, ma dico la verità, la mancanza di lavoro ti porta a sentirti senza dignità, dove non è lavoro manca la dignità, e questo non è un problema della Sardegna soltanto (ma c’è forte qui), dell’Italia o di alcuni paesi d’Europa… è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia, un sistema economico che ha al centro un idolo che si chiama denaro! Adesso, in questo sistema senza etica, al centro c’è un idolo e il mondo è diventato idolatra di questo Dio denaro. Comandano tutte le cose che servono a lui, questo idolo. Per difendere questo idolo, si ammucchiano tutti al centro e cadono gli estremi, cadono gli anziani perché in questo mondo non c’è posto per loro. Alcuni parlano di questa abitudine di eutanasia nascosta, di non curarli… lasciamo perdere, e cadono… i giovani che non trovano lavoro e dignità… Per difendere questo sistema economico idolatra, si instaura la cultura dello scarto, si scartano i nonni e si scartano i giovani. No! Noi vogliamo un sistema giusto che ci faccia andare avanti tutti! Non vogliamo questo sistema globalizzato che ci fa tanto male! 

E forse sentendosi chiamare in causa, vedendosi costretti alle proprie responsabilità e a rispondere del loro ruolo, tornano a farsi sentire, dopo una lunga pausa di silenzio, anche i sindacalisti di mestiere. “Il presidente del Consiglio Enrico Letta ci convochi subito, diversamente arriveremo alla mobilitazione in tutta Italia”. Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che reclama il dimezzamento delle tasse sul lavoro e su chi investe”, ribadendo che il “governo deve convocarci, deve discutere con noi del documento di stabilità, non si può confrontare solo con i partiti”. “Bisogna redistribuire il reddito e ridurre le tasse sul lavoro dipendente e sulle pensioni: se la legge di stabilità non darà risposte in questo senso non si potrà procedere che con la mobilitazione unitaria. Gli fa da eco il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che torna a sollecitare il governo a “convocare un tavolo”, indicando la necessità di un cambiamento della politica economica del Paese, ritenendo la legge di stabilità una cartina di tornasole per ciò che il governo intende fare in termini di disoccupazione, lavoro, salari e pensioni. “Il dibattito che c’è non convince, per usare un eufemismo – afferma – sembra ci sia uno schema di galleggiamento, non ci si sta confrontando con il profilo del Paese e le esigenze dei cittadini. E non si aggredisce il nodo fondamentale, che è quello dell’ingiustizia nella distribuzione del reddito e della sovrabbondante tassazione sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Questo sarà il nostro punto dirimente di giudizio dell’esecutivo. Se la legge di stabilità non scioglie questo nodo non si potrà che procedere con la mobilitazione. Senza risultati – ribadisce Camusso – si deve avviare una stagione unitaria di mobilitazione”. Secondo il segretario generale della Cgil “le condizioni per fare una legge di stabilità con questa caratteristiche ci sono se c’è la volontà politica”. Inoltre, “riteniamo ci sia già un grande ritardo” da parte del governo “nel convocare un tavolo con le parti sociali e iniziare la discussione. Sollecitiamo, così come già fatto con Cisl e Uil, l’apertura di questo confronto”. “O la legge di stabilità cambia passo o siamo destinati a declinare”, afferma ancora Camusso, ritenendo che “nessun meccanismo che ragioni di Iva e Imu raggiunge l’obiettivo” di ridistribuire il reddito e ridurre la tassazione su lavoratori dipendenti e pensionati. “Dal lavoro bisogna ripartire” conclude il leader della Cgil. Ma quando si riparte chiedono i lavoratori italiani?

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