Il governo brinda alla ripresa, ma i fatti parlano di un Paese a pezzi!

Il “premier senza voto” brinda alla legge di stabilità appena approvata dal Cdm: Si scrive legge di stabilità ma si pronuncia legge di fiducia. Il nostro destino non è a Bruxelles, a New York, a Pechino, è nelle nostre mani. Fino a qualche anno fa il mondo tirava, l’Italia arrancava. Adesso “l’Italia é ripartita” e il mondo non si sente benissimo. Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi mesi ma il punto che va sottolineato con forza è che “l’Italia è tornata a crescere”. Lo slogan di questa legge di stabilità è “Italia con segno più“.
 Insomma, l’Italia, secondo lui, sarebbe uscita dal tunnel della crisi. Sarà, ma il Paese ancora non se n’è accorto di quel “segno più” e gli italiani si fanno “il segno della croce” nel sentire gli spot del “premier senza voto”!!! Eppure il governo – quello italiano, mica quello di Marte – leva in alto i calici e continua a dire che il Belpaese è in netta ripresa e che l’economia è in crescita, anche se i fatti dimostrano tutto l’esatto contrario. Stipendi bloccati da anni, previdenza massacrata da riforme insensate, contratti collettivi scaduti da non si sa quanto tempo, milioni di disoccupati, servizi nulli, degrado urbano, dissesto idrogeologico, mentre l’unica cosa che continua per davvero a crescere in questo Paese sono sempre loro: tasse, corruzione e malaffare! Ma l’Italia riparte… riparte mettendo la retromarcia! Forse per “ripresa e crescita” il “premier senza voto” intende proprio quella del fisco che continua ad incassare milioni e milioni di euro dai ‘soliti fessi’ e che, nelle previsioni, incasserà ancora tanto di più, senza restituirgli indietro un fico secco di niente! Così stanno le cose, ed è impensabile dare da bere al Signor Rossi che ‘l’Italia è ripartita’ quando il suo stipendio è rimasto fermo ai tempi della ‘conversione Lira-Euro’ e il costo della vita è lievitato a dismisura. Se prima dell’euro, infatti, il Signor Rossi con sei mila lire ci faceva pranzo e cena, oggi a malapena ci compra un cono gelato! Comunque, ammesso e non concesso, che ripresa c’è, che ci sia anche per chi campa di stipendio da lavoro dipendente e che si riapra il tavolo contrattuale. Ma è qui che casca l’asino della ‘loro’ ripresa. Sindacati e datori di lavoro non trovano l’accordo economico: i primi reclamano più soldi in busta paga, i secondi vogliono tenersi gli utili nelle proprie tasche senza sborsare un quattrino di più, anzi qualcosa di meno e per questo giocano di sponda con il governo. Pertanto, non è escluso un intervento del “premier senza voto” che con l’ennesima “riformicchia” tenterà di rottamare, dopo l’Articolo 18, anche le vigenti norme contrattuali. Alla fine, sarà comunque un film già visto: nelle buste paga dei lavoratori finiranno solo pochi spiccioli, che poi il fisco si riprenderà indietro con qualche altro balzello. E’ questa la ripresa di cui ci parlano, l’ennesimo spot, la solita fuffa, una ri-presa per i fondelli.

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