Il conflitto russo-ucraino e il dibattito interno al PD.

di Gerardo Lisco. Dopo l’intervista rilasciata da Del Rio giorni fa all’Avvenire, nella quale  da cattolico riprendeva la posizione della Chiesa espressa da Papa Francesco e dopo la presa di posizione del Presidente della Regione Campana De Luca, il Manifesto del 6 aprile riporta l’intervista a Enrico Rossi ex Presidente della Regione Toscana che, dopo la breve esperienza in Art. 1, è rientrato nel PD. L’intervista è interessante per molti aspetti a partire dal titolo stesso del’articolo “Sulle armi il PD rinnega Moro e Berlinguer”.

Il richiamo a Moro e Berlinguer è in linea con la tradizione “catto – comunista“ che ha dato origine al PD. Con questo richiamo si rivolge a quell’elettorato che ancora si riconosce nella stagione politica del “Compromesso Storico” sperando di motivarlo. Considerato il mutamento culturale avvenuto nel PD non penso che possa avere molto appeal su un PD ridotto a cartello elettorale fortemente neoliberale, con un consenso elettorale che si attesta al 20%, forza politica asse portante dell’establishment economico, finanziario e mediatico guidato da segretario attestato in modo acritico sulle posizioni degli USA.

Ciò premesso a leggere l’intervista emergono di versi punti che meritano di essere analizzati al di là del “cerchiobottismo” di alcuni passaggi, altra cosa rispetta alla  ficcante presa di posizione di De Luca.

  • Il primo punto è contenuto nel titolo stesso dell’articolo il richiamo esplicito a Berlinguer e Moro. Cita il no di Berlinguer all’istallazione dei missili a Comiso e alla posizione di Moro rispetto agli accordi di Helsinki e all’idea di una Europa unita fino agli Urali. Su questo punto, per onestà intellettuale, per inciso avrebbe dovuto non solo richiamare Berlinguer e Moro ma anche Craxi e Andreotti.Bettino Craxi e Giulio Andreotti raccontati da Mario Nanni, alcuni dei profili inediti del suo “Parlamento Sotterraneo”

I sondaggi parlano di una insofferenza da parte dei due terzi degli italiani rispetto alla politica estera di Draghi e del suo ministro degli esteri Di Maio ed è questa insofferenza che Rossi tenta in qualche modo di smorzare.  Il richiamo a Berlinguer viene associato alle politiche austerità nella speranza di legittimare l’austerità che si nasconde dietro l’angolo visto il contesto economico massacrato prima dalla pandemia ed oggi dal conflitto bellico. Solo per citare un dato la potenziale scarsità di gas e petrolio potrebbe bloccare il 40% delle imprese.

Ciò che propone Rossi è il richiamo alla responsabilità delle masse popolari le quali dovranno farsi carico dei costi rivenienti dai processi di ristrutturazione del sistema liberalcapitalista. A Rossi sfugge che non siamo negli 70 del 900, è da oltre trent’anni  che “il senso di responsabilità” viene  chiesto ai soliti noti.  Essendo venuti meno i soggetti sociali di riferimento non penso proprio che tale messaggio possa in qualche modo attecchire su quei milioni di cittadini che, giorno dopo giorno, si sentono più poveri e si vedono costretti a modificare il proprio stile di vita a causa delle scelte politiche del governo Draghi che ha in questo PD il principale azionista.

  • Il secondo punto che emerge dalle dichiarazioni di Rossi è il sostanziale allineamento in merito all’aumento della spesa per  gli armamenti alla linea espressa da Conte. Questo allineamento o sintonia è importante per tutta una serie di questioni, primo tra tutte le relazioni tra M5S e PD in vista delle prossime elezioni amministrative e soprattutto per le elezioni politiche del prossimo anno.
  • Il terzo punto è la presa d’atto che l’interruzioni di forniture di gas e petrolio dalla Russia comporterà sacrifici. Da qui, come dicevo il richiamo a Berlinguer e la politica dell’austerità degli anni 70. Non c’è dubbio che la soluzione è nella transizione ecologica. Su questo punto Rossi è molto chiaro dice senza mezzi termini che essa comporterà sacrifici.

La “rivoluzione ecologica” non è una “ passeggiata di gala”,  se non guidata all’insegna di politiche di equa redistribuzione dei costi e dei benefici finirà con il colpire in modo massiccio tutta quella parte del mondo del lavoro legato a produzioni, per così tradizionali.

Il problema dell’equità diventa quindi fondamentale ai fini della transizione ecologica.

Di questo Rossi ne è consapevole. La riflessione di Rossi nasconde un retro pensiero e cioè la consapevolezza che guerra o non guerra la spesa pubblica è cresciuta e con essa il debito pubblico per cui una soluzione va trovata. A differenza degli USA i quali si apprestano a risolvere il problema del proprio debito pubblico alimentando il conflitto in Ucraina al fine di favorire l’export di armi, di gas e petrolio verso l’UE a prezzo maggiorato rispetto alle forniture russe, ai paesi UE – Italia per prima – la riduzione del debito pubblico, secondo la vulgata dominante, può avvenire solo attraverso la riduzione della spesa pubblica per il sociale e politiche di privatizzazione dei servizi pubblici di interesse economico e  la messa sul mercato dei diritti sociali.

  • Il quarto è ultimo punto indica è il tentativo da parte di Rossi un confronto interno rispetto alla cultura politica neoliberale egemone nel PD. A differenza del M5S che con la sua Carta dei principi parla di economia sociale di mercato, il PD ha fatto una scelta fortemente neoliberale scegliendo come modello il capitalismo anglo-americano e non quello continentale rappresentato dal “capitalismo renano” secondo la felice definizione data da Alber, quando negli anni 90 pubblicava un saggio, ancora oggi attuale, nel quale analizzava  le differenze tra i due modelli di capitalismo.

Tornando all’intervista di Rossi sul punto dell’egemonia culturale neoliberale dice “… la sinistra ha pensato che il mercato globale risolvesse  i problemi di classe e quelli geopolitici . Non era così. E dopo decenni abbiamo perso persino gli strumenti cognitivi per analizzare le crisi: se perdiamo le bussole del pacifismo, dell’ambientalismo e del no al riarmo la sinistra è finita”. 

In questo passaggio c’è il riconoscimento critico della sudditanza culturale del ceto politico ex PCI al pensiero unico neoliberale.

Implicitamente c’è il riconoscimento al rilancio del ruolo dello Stato nazionale, il conflitto Ucraino-Russo dice che dopo anni di ridimensionamento del ruolo dello Stato a favore del mercato e delle agenzie tecnocratiche internazionali, gli Stati stanno ritornando sulla scena politica internazionale. Non a caso, appare sempre più evidente che la soluzione del conflitto  può solo passare attraverso la volontà politica degli Stati che in modo diretto o indiretto sono interessati a trovare una via diplomatica alla guerra .

Gli USA, non hanno nessun interesse a perseguire la via diplomatica per trovare una soluzione pacifica al conflitto, scommettono sulla pelle degli ucraini nella speranza che possano resistere un giorno in più dei russi in funzione dei loro interessi.

In conclusione, dall’esegesi dell’intervista  rilasciata da Enrico Rossi a il Manifesto, il dato positivo che evinco è la volontà di aprire il confronto all’interno del PD rispetto ad una posizione di Letta servile rispetto agli USA, ciò che manca, da qui il cerchiobottismo di alcuni passaggi dell’intervista, è la mancanza di quegli strumenti cognitivi capaci di analizzare nel profondo ciò che sta succedendo. Non è da escludere che tale mancanza sia da attribuire proprio al contesto culturale politico degli anni 70 al quale resta ancora legato. In ogni modo che nel PD si apra un dibattito è una cosa sicuramente positiva.

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14 Responses

  1. ROVERE- PORTA PALAZZO ha detto:

    Un momento imbarazzante per Joe Biden alla Casa Bianca. Dopo la conferenza stampa con Barack Obama, invitato a Washington per la prima volta da quando ha lasciato l’incarico nel 2016, il presidente è stato letteralmente ignorato da tutti. Staff e colleghi, hanno preferito accalcarsi attorno all’ex inquilino della Casa Bianca. Nelle immagini, diventate subito virali in rete, si vede un gruppetto di persone che si avvicina ad Obama tentando in tutti i modi di parlare con lui. Nel frattempo – come mostra sempre il video – Biden si gira da una parte e dall’altra, non vedendo nessuno accanto a sé. Poi vaga per un momento con sguardo perso e aria confusa. Infine allarga le braccia, segno di sconforto e forse anche di esasperazione, come scrive Dagospia. La scena è stata ampiamente commentata sui social, dove ovviamente non sono mancati commenti ironici.Credo che sappiamo chi comanda davvero nella Casa Bianca e non è Joe!”, ha scritto un utente, riferendosi in maniera neanche troppo velata a Obama. Quest’ultimo, che era intervenuto alla Casa Bianca per celebrare il 12esimo anniversario del lancio dell’Affordable Care Act, è intervenuto subito con un tweet per il suo ex vicepresidente: “È sempre bello ritrovarsi con Biden. Grazie per tutto quello che stai facendo per aiutare un numero ancora maggiore di americani ad avere accesso a un’assistenza sanitaria di qualità e conveniente”.

  2. Santo ha detto:

    Fedeli al governo sì, ma di più alle tasche degli italiani e a quel cardine imprescindibile del programma del centrodestra che dice: «No ad alcun aumento delle tasse». La Lega – spalleggiata da Forza Italia non ha dubbi ed è pronta a fare sul serio e ad arrivare fino in fondo, financo a mettere in dubbio il suo ruolo all’interno del governo Draghi. Lo strappo consumatosi ieri in commissione finanze sulla delega fiscale, infatti, è stato giudicato «molto grave» e «difficilmente ricucibile a meno di un passo indietro del premier» dal leader della Lega Matteo Salvini, che nell’arco della giornata si è riunito un paio di volte con i suoi uomini “economici” per fare il punto della situazione. La conclusione di quei vertici è sintetizzabile con un emblematico «non si esclude nulla» riferito al ruolo del centrodestra nel governo.
    Insomma a Palazzo Chigi la temperatura sta salendo ora dopo ora e si è fatta rovente.

  3. Alex ha detto:

    L’inflazione alla quale stiamo assistendo è tutta di carattere esogeno. Vale a dire che essa è un fenomeno influenzato da fattori esterni che in questo caso assumono le sembianze degli aumenti di petrolio e gas. Sono aumenti dovuti non a cause di natura economica, ma principalmente di natura geopolitica. Se la BCE quindi ha intenzione di alzare i tassi di interesse per mettere freno all’inflazione, non risolverà il problema perché non sta intervenendo sulli reali cause del problema. L’unica cosa che otterrà sarà quella di far saltare definitivamente in aria l’euro perché l’aumento dei tassi di interesse farà alzare il cosiddetto spread, il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. A questo punto, è meglio lasciar lavorare la BCE. Saranno loro stessi ad accelerare la fine della moneta unica.

  4. Ettore F. ha detto:

    Molti chiedono che cosa accadrà ai risparmi quando usciremo dall’euro e torneremo alla lira. Esattamente quello che accadde quando siamo usciti dalla lira ed entrati nell’euro 20 anni fa. I risparmi saranno automaticamente convertiti nella nuova moneta corrente. La differenza è che questa volta la moneta ci apparterà. Non dovremo elemosinarla sui mercati. Non dovremo chiedere in prestito nulla a nessuno. Ho Avremo la nostra banca centrale che emetterà la nostra moneta che è come il sangue per il corpo umano. Così come il corpo muore se non fluisce il sangue, così l’economia muore se la moneta non scorre all’interno del sistema economico. La moneta sarà il sangue di cui abbiamo bisogno.

  5. REMO ha detto:

    Il fronte di coloro che volevano imporre ulteriori sanzioni alla Russia si è completamente disgregato. L’UE aveva messo sul tavolo un bando delle importazioni di carbone dalla Russia che fornisce all’Europa il 45% di tutto il suo carbone complessivo. Alcuni Stati si sono tirati indietro di fronte alla prospettiva di aumentare le disastrose conseguenze delle sanzioni che Bruxelles ha già imposto alla Russia. Molti stanno comprendendo ciò che era chiaro agli osservatori più lucidi sin dal primo momento. Quando l’Europa sanziona la Russia in realtà non fa altro che sanzionare sé stessa. Questa folle e suicida guerra economica che Bruxelles ha deciso di scatenare contro Mosca non sta facendo altro che esasperare ed esecerbare le divisioni che erano già presenti dentro la stessa UE. Alla fine Putin non ha bisogno di particolari sforzi per assestare la spallata definitiva all’UE. L’UE stessa sta affondando tra le sue insanabili contraddizioni.

  6. Kia88 ha detto:

    La prima questione politica è buttare fuori dal potere il partito dem, la sua Cupola e le sue greppie… per non morire Democratini!
    Vi consiglio di leggere: https://freeskipper.altervista.org/55782-2/

  7. gioia ge ha detto:

    I catto-comunisti sono una miscela devastante per il progresso e la modernità: liberiamocene!

  8. Fulvio T. ha detto:

    Liberiamoci del Partito del Sistema, a favore dei potenti e adiscapito di lavoratori e pensionati

  9. Valerio ha detto:

    Luigi di Maio, bomba del “Fatto”: ma quali “spie russe”, chi sono davvero i 30 diplomatici cacciati dall’Italia. Il ministro macchietta, come siamo ridottio

  10. Giacomo-TORINO ha detto:

    La prospettiva è un peggioramento del quadro economico, i segnali sono negativi. Il premier Mario Draghi, nel corso della cabina di regia precedente l’approvazione del Def, ha motivato con questi concetti la scelta prudenziale di non fare extra-deficit. Il mezzo punto percentuale di Pil, pari a 9,5 miliardi da usare per un nuovo dl contro il caro-energia, deriva da un incremento del deficit programmatico rispetto a quello tendenziale, dunque nessuno scostamento di bilancio.
    Cosa aspetta MATTARELLA? E’ ora di andare ad Elezioni, questo governo è un vero disastro

  11. SandoKan ha detto:

    Urla, spintoni, faccia a faccia, scontri fisici sfiorati, pugni sul tavolo, lancio di oggetti e scatti di nervosismo: ieri sera è successo di tutto in commissione Finanze della Camera, riunita per esaminare la delega fiscale senza però aver trovato un punto d’intesa. A creare il polverone è stato un emendamento (con parere contrario del governo) della Lega, sottoscritto anche da Forza Italia, per l’esenzione Imu per le case dichiarate inagibili e per gli immobili occupati abusivamente e oggetto d’intimazione o diffida al rilascio. Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Italia Viva hanno rischiato di andare sotto e così la seduta è stata sospesa tra le proteste del centrodestra: in questo modo è stata scongiurata momentaneamente la debacle dell’esecutivo, che da un momento all’altro poteva andare giù se si fosse proceduto con il voto. Comunque il centrodestra ha assicurato compattezza contro la riforma del catasto e il conseguente aumento delle tasse sulla casa: “Non è il momento di mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Rissa in commissione
    Non sono mancati momenti di altissima tensione in occasione della seduta della commissione Finanze. Sta facendo il giro del web un video che ritrae gli attimi concitati nelle scorse ore: si vedono fogli, campanelli, microfoni e altri oggetti cadere a terra dopo essere stati lanciati dal tavolo. Una parte della scena dei disordini è stata divulgata da Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia: “Questa sera non c’è più ordine, altro che interventi sull’ordine dei lavori. Dopo il mio intervento, per non votare, il presidente ha sospeso la seduta e si è scatenato l’inferno…”. Nel filmato si sentono chiaramente alcune urla: “È una roba assurda”, “Vergogna”, “Qua finisce male”, “Ci avete preso per il culo”. I vari partecipanti hanno riferito che è stato ritenuto necessario l’intervento dei commessi per separare alcuni colleghi dopo la decisione di sospendere i lavori. Nel mirino è finito Luigi Marattin, presidente della commissione in quota Italia Viva. Tra i più agitati vengono citati Alessio Villarosa (ex M5S, ora al Gruppo Misto) e Marco Osnato (Fratelli d’Italia).

    L’ira del centrodestra
    La tensione non si è risolta durante l’ufficio di presidenza: a quel punto il presidente Marattin avrebbe annunciato l’intenzione di sconvocare le sedute programmate per i prossimi giorni. “Ho avvertito i vertici del governo, serve un chiarimento politico”, avrebbe rimarcato. I partiti di maggioranza si sono spaccati in maniera inequivocabile sulla decisione del rinvio a oggi del voto sull’emendamento della Lega, sul quale erano in corso le dichiarazioni.
    L’ira dei deputati della Lega è caduta sul renziano Marattin, accusato di aver sospeso la seduta della commissione Finanze “con un pretesto per evitare il voto sull’emendamento”. Gli esponenti del Carroccio parlando di una “evidente difficoltà” del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle “di votare contro una proposta di buonsenso”. La decisione di Marattin viene giudicata “inaccettabile”.

  12. il Malese ha detto:

    Se il New York Post fa un titolo del genere in prima pagina scrivendo che il circolo della Clinton viene denunciato per lo Spygate, e utilizza persino il termine “cabala” per descrivere il giro al servizio dell’ex segretario di stato USA, allora vuol dire che l’inchiesta del procuratore speciale John Durham sta per chiudere davvero il cerchio attorno a Hillary Clinton.

  13. Dennis ha detto:

    Mike Rothschild sostiene che non c’è nessuna emergenza di pornografia infantile in America. Viene in mente a questo proposito il detto degli antichi Romani. Excusatio non petita, accusatio manifesta. Chi si scusa di ciò di cui non è stato accusato, di fatto si accusa. Mike Rothschild sembra aver appena dimostrato la veridicità di questa massima. Laddove c’è il giro pedofilo internazionale, ci sono i poteri più influenti della Terra. E laddove ci sono questi poteri, c’è sempre la famiglia Rothschild.

  14. Pippo-PA ha detto:

    Ormai siamo giunti al paradosso. L’Unione europea pur di punire l’Ungheria di Orban è arrivata a violare le stesse regole dell’UE. La Commissione europea ha partorito un meccanismo per bloccare il trasferimento dei fondi strutturali a Budapest, ma di questo meccanismo non c’è traccia alcuna nei trattati europei. Si basa tutto sull’etereo principio del “ruolo del diritto” che non vuol dire altro in pratica che se un determinato Paese segue una linea politica sgradita a Bruxelles, Bruxelles gli chiude arbitrariamente i rubinetti dei fondi strutturali. La Commissione europea a questo punto non può nemmeno più chiedere agli Stati membri di rispettare il diritto europeo visto che lei stessa è la prima a violarlo. Questa politica persecutoria non farà comunque altro che spingere ancora di più Orban tra le braccia di Putin. Si pensava che attraverso le sanzioni alla Russia i commissari europei avessero raggiunto il picco dell’idiozia masochistica, e invece ecco che Bruxelles raggiunge una nuova meta inesplorata. A questo punto, non servono né Putin né Orban a ridurre in macerie la traballante UE. Ci penseranno gli stessi commissari europei. L’idiozia dell’UE sarà la salvezza dell’Europa.
    https://www.rt.com/news/553406-hungary-funding-eu-mechanism

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