Buyback e Boomerang!

di Pier Giorgio Tomatis. In campo finanziario esiste un reato chiamato insider trading con il quale si intende punire chi abusa di informazioni privilegiate, chi intende sfruttare informazioni non di dominio pubblico, la cui divulgazione avranno effetti nelle quotazioni di titoli, per effettuare operazioni in Borsa traendo vantaggio dalla loro conoscenza anticipata. In questo modo il mercato borsistico viene tutelato da chi più o meno fraudolentemente viene a conoscenza di segreti industriali allo scopo di avvantaggiarsi in modo illecito su tutti gli altri. Sostanzialmente, il messaggio che l’Economia vorrebbe inviare è che tutti partono alla pari hanno le stesse probabilità degli altri di fare fortuna o perder quattrini investendo in Borsa. In verità, solamente in teoria… In campo finanziario, infatti, esiste un prodotto denominato Buyback che indica il riacquisto di azione proprie da parte di un’azienda finalizzato ad ottenere una plusvalenza,comperando le azioni quando raggiungono quotazioni ritenute basse, per poi rivenderle sul mercato successivamente non appena le quotazioni ritornano ai livelli voluti. Essa può addirittura configurarsi come un’operazione che attribuisce un dividendo straordinario agli azionisti. In base alla legislazione italiana, le azioni proprie in portafoglio non possono superare la quota limite del 20% del totale delle azioni presenti sul mercato. Il buyback dovrebbe avere lo scopo di ridurre il numero di titoli sul mercato diminuendo il flottante sul mercato. Dal momento che una compagnia non può essere “azionista di se stessa” i titoli riacquistati dovrebbero essere assorbiti e cancellati. In questo modo il valore delle azioni circolanti si incrementa, poiché essendocene meno sul mercato, ogni titolo dà il diritto al possesso di un pezzetto più grande dell’azienda e con esso il diritto ad una fetta maggiore di profitto. Ora, non ci vuole un genio economico per notare che di fatto il Buyback altro non è che un auto insider trading purtroppo tollerato dai legislatori e persino dal mercato. Se si pensa che a farne uso siano solo le aziende in crisi ci si deve ricredere. Nel solo 2015 Apple aveva speso 30,2 miliardi di dollari in tale prodotto, Microsoft 14,2 e Pfizer e Boeing erano sopra i 6. Nella sola Wall Street nel 2015 sono stati spesi 516,72 miliardi di dollari in buyback. A questo punto perché chiamarle azioni. Potremmo indicarle semplicemente col termine boomerang… Tanto, prima o poi, per sua natura, dopo essere stato lanciato tornerà indietro…

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