I due Mattei si prendono la scena!

di Redazione. Ieri al Senato della Repubblica è andato in onda uno sketch politico molto importante che ha messo da parte persino la crisi di governo, il taglio dei parlamentari e via discorrendo. Infatti oggi come oggi, dopo la debacle dei 5stelle la cui parabola discendente sembra inarrestabile, la scena politica è  tutta loro, dei due Mattei: Renzi e Salvini! 

Il primo che in conferenza stampa parla da ‘statista’ chiamando a raccolta la Sinistra per frenare l’avanzata della Lega, anche a costo di imbarcare i 5stelle in un eventuale governissimo: “Ho voluto lanciare un appello alle forze politiche che oggi ha lo spazio per poter essere accolto. Non darò alibi a nessuno per far saltare l’accordo che il tabellone di Palazzo Madama rende possibile”.

Il secondo che liquida “l’amico e collega Di Maio” accogliendo e rilanciando la proposta di votare il taglio dei parlamentari per andare subito dopo al voto, e che in Aula si rivolge non a Zingaretti, considerato meno di zero anche dal Pd, ma direttamente all’altro Matteo, quel Renzi che grazie a queste sue parole vine riabilitato al ruolo di leader del centro-sinistra e indicato come vero antagonista della Lega e avversario del centro-destra: “Non capisco, visto che per bocca del senatore Renzi avete già vinto, tutta questa agitazione nervosismo, maleducazione. L’Italia vuole avere certezze e cosa di più bello, democratico, trasparente, lineare, dignitoso che dare la parola al popolo. Cosa c’è di più bello. Non capisco la paura, il terrore, la disperazione. Capisco il terrore da parte del senatore Renzi, comprensibilissimo: perché sa che con i disastri che ha fatto gli italiani lo mandano a casa immediatamente quindi piuttosto che lasciare la poltrona sta qua col Vynavil. Il bello è che saremmo noi gli antidemocratici e i fascisti che non vogliono andare alle elezioni e non vogliono far parlare la gente…”.

Insomma, prove tecniche di bipolarismo altro che fine della Destra e della Sinistra!

Quindi il Senato passa alle votazione e boccia la proposta della Lega sul voto di sfiducia a Conte il 14 agosto al governo Conte grazie a M5S, Pd, LeU e Autonomie che votando insieme rendendo plastica sul tabellone di Palazzo Madama l’idea di Renzi di un eventuale “governissimo”! 

Ma torniamo al bizzarro calendario di questa altrettanto singolare crisi di governo.
Il primo giorno da tenere d’occhio è martedì 20 agosto. Conte va al Senato alle 15 e riunirà l’Aula di palazzo Madama per le sue comunicazioni. In questa fase, come previsto dal regolamento del Senato, possono essere presentate delle risoluzioni per poi essere votate. Le opzioni sul tavolo sono due: Conte attende il voto oppure decide di salire al Colle.
Il giorno dopo, il 21 agosto, Conte invece sarà alla Camera. Qui parlerà alle 11:30. Anche in questo caso Conte potrà attendere l’esito del voto oppure recarsi immediatamente al Quirinale da Mattarella.
Poi c’è il giorno della resa dei conti: il 22 agosto. In quella data è fissata la discussione alla Camera sul taglio dei parlamentari. Montecitorio nello stesso giorno dovrà procedere con il voto finale su questo provvedimento.
Se Conte va da Mattarella già nella giornata di martedì 20 agosto dopo le comunicazioni al Senato, allora la strada intrapresa è quella della crisi di governo. Conte potrebbe dimettersi e da qui scatterebbe un “reset” sulle altre due date in calendario. Verrebbero eliminate le comunicazioni alla Camera e potrebbe saltare il taglio dei parlamentari.

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