I Benetton continuano a gestire le nostre autostrade.

di Attilio Runello. Il Consiglio di Amministrazione di Atlantia – la società che attraverso Autostrade per l’Italia ha in concessione parte delle nostre autostrade sino al 2039, e a sua volta controllata dai Benetton – ha rifiutato l’offerta della Cassa Depositi e prestiti di otto miliardi di euro per acquisire la maggioranza del pacchetto azionario.

L’estate scorsa l nostro presidente del Consiglio aveva dichiarato vittoria avendo trovato la soluzione per togliere la concessione ad Autostrade per l’Italia – colpevole del crollo dl ponte Morandi – attraverso l’acquisizione della società da parte dello Stato attraverso la Cassa Depositi e prestiti, società di poste italiane, al 100% dello Stato.
Si era preferito non attivare la clausola di rescissione del contratto e il governo Conte l’aveva venduta come una vittoria del governo.
A distanza di otto mesi nulla è cambiato e Autostrade per l’Italia gestisce anche il nuovo ponte fatto a spese dello Stato.
A dire il vero bisogna tener presente che venti anni fa Autostrade per l’Italia aveva acquistato a sua volta la società creata dall’IRI e che aveva in concessione le autostrade a suon di miliardi. Quindi nulla di strano se adesso vuole venderla e rifiuta l’offerta di otto miliardi chiedendone piu’ di dodici. La società incassa oltre cinque miliardi ogni anno, praticamente in gestione di monopolio, e ha un ricavo di un miliardo all’anno.
Nel frattempo Conte si è dimesso e il dossier verrà gestito dal nuovo premier Draghi. Forse, al di là delle dichiarazioni programmatiche,  il governo giallorosso cui Renzi ha sostanzialmente tolto la fiducia i suoi limiti li aveva proprio nella figura di Conte. Il fatto stesso di non riuscire a gestire prima l’alleanza gialloverde e poi quella giallorossa ne indica i limiti: alleanze conclusesi in entrambi i casi con una eccessiva asprezza dei toni.
A suo merito l’aver ottenuto dall’Unione Europea l’impegno, a determinate condizioni, di devolvere all’Italia oltre duecento miliardi in parte in prestito e in parte a fondo perduto. Ma amministrarli è un’altra storia.

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