“Ho rotto un femore a un’anziana per allenarmi”!

Toccateci sù tutto, prendetevi tutto, ma non giocate sulla nostra salute, sulla pelle dei malati, sull’innocenza dei bambini e sulla buonafede degli anziani. Purtroppo il malaffare, in questo Paese corrotto fino al midollo, non è circoscritto alla politica e alla burocrazia. Una strada riparata male che si riapre di buche e la si ripara cento, mille volte non dovrebbe verificarsi, ma succede e noi paghiamo zitti e mosca, pazienza!
Ma il malaffare e la disonestà quando entrano in “sala operatoria” e ammazzano la gente, questo proprio no, non possiamo e non dobbiamo accettarlo! Va bene – si fa per dire – che i responsabili della nostra salute, nonostante siano profumatamente stipendiati, continuino indisturbati a ‘mangiare a quattro ganasce’ su farmaci, appalti di lenzuola, bisturi e siringhe, vanno bene convegni e congressi all’insegna del buffet più ricco e abbondante e dell’albergo più lussuoso, ma che addirittura un primario di un importante ospedale pubblico, in una intercettazione telefonica, avrebbe raccontato di aver usato come cavia una anziana paziente dicendo: “Eh l’ho rotto (il femore di una ricoverata 78enne, ndr) gli ho fatto la via d’accesso bikini (…) per allenarmi (…) oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi”, bè questo non solo fa venire il sangue agli occhi, ma scatena in tutti noi rabbia e allo stesso tempo diffidenza, gettando discredito nei confronti di tutta la categoria, all’interno della quale, invece e per fortuna, opera una maggioranza silenziosa che ogni giorno lavora tra mille difficoltà per salvare centinaia di vite umane! Comunque, il primario intercettato, che avrebbe parlato di aver “provocato la rottura di un femore ad un’anziana paziente 78enne, operata nel pubblico”, come si legge nell’ordinanza, “a suo dire per ‘allenarsi’ con la tecnica d’accesso anteriore ‘bikinì’ in vista di un intervento privato”, è stato arrestato per corruzione e turbativa d’asta e indagato per lesioni. Confidiamo nella giustizia. Che sia una galera lunga e senza scorciatoie perchè nessuno si ritrovi più in sala operatoria ad ‘allenare’ quel primario con le proprie ossa!
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LA REPLICA. LETTERA AD UN PAZIENTE MAI OPERATO. di Norberto Confalonieri. Affranto e sconcertato dalla gogna mediatica, col cuore in mano, mi rivolgo ai miei pazienti operati e a quelli che aspettano di essere curati. Non sono un mostro, ho passato tutta la mia vita a cercare la cura meno cruenta e aggressiva per farvi il minor danno possibile. Associata alla migliore tecnologia del mercato, per darvi il massimo della scienza in atto. Sono un pioniere, un antesignano della tecnica mininvasiva computer e robot assistita. Dal 1999, ho portato questa tecnologia al Cto, nel pubblico, per operare tutti i pazienti al meglio. Questa è una tecnologia che costa, in termini di curve di apprendimento, sacrificio e strumentario informatizzato. Nel privato è semplice, paga il paziente il noleggio del sistema computerizzato. Nel pubblico nessuno, né il paziente, né l’ospedale. Grazie alla mole del mio lavoro, sono riuscito a portarlo dentro le sale operatorie del Cto, a titolo gratuito, a carico delle ditte che producono gli impianti protesici, coinvolte in questo settore. Nessun costo aggiuntivo per l’ospedale e il sistema sanitario. Sto ricevendo centinaia di messaggi di stima e gratitudine da voi, ma mi rendo conto che molti di voi sono perplessi. Il dubbio si è insinuato. Credetemi, vi ho sempre operato in scienza e coscienza. Certo, qualche complicanza c’è stata, ma l’abbiamo sempre risolta. Io sono brianzolo, da noi si dice: “chi lavora il legno fa i trucioli”. Ma voi mi avete sempre capito, avete capito la mia buona fede, non ho contenziosi aperti con voi. Vi ringrazio di cuore anche per questo. Spero mi si conceda la possibilità di tornare a lavorare, è la mia vita e l’unico sostentamento della mia famiglia. Non ho fatto nulla di male, avviluppato in un ingranaggio burocratico-amministrativo di difficile comprensione, associato a qualche frase, intercettata, inopportuna, sfogo di sedute operatorie impegnative, ma senza costrutto alcuno. Vi scrivo queste parole con le lacrime agli occhi, chiuso nella mia casa, impotente. Vi penso sempre, tutti, soprattutto quelli che non ho potuto operare in questi giorni. I miei collaboratori e allievi sono bravi, il computer li aiuta. Non perdete fiducia nella mia équipe e nel Cto. Vi abbraccio tutti a uno a uno.

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