Hai l’animo verde? Allora niente sigarette: fanno male alla salute e non solo

di Vania Statzu. Essere coerenti, quando si tratta di comportamenti ecocompatibili e sostenibili non è semplice e delle volte non sospettiamo minimamente che un nostro comportamento possa essere molto dannoso per l’ambiente. Ad esempio, è noto a tutti l’impatto dannoso del fumo di sigaretta sulla salute; al contrario, in tanti ignorano che la coltivazione e lavorazione del tabacco, così come il consumo di sigarette, ha elevati costi ambientali.
Esattamente, come l’olio di palma, la coltivazione del tabacco è una delle attività che contribuisce alla deforestazione in molti paesi in via di sviluppo: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oltre 200 mila ettari di foreste e boschi vengono abbattute ogni anno per le esigenze dell’industria del tabacco. Nel solo Sud Africa si stima che 140 mila ettari di bosco siano scomparsi annualmente a causa degli incendi necessari alla conservazione del tabacco: si tratta del 12% circa della deforestazione nella regione. La coltivazione del tabacco non è biologica: i nutrienti utilizzati nella coltivazione delle piante, così come i fertilizzanti ed i pesticidi chimici, lisciviano nel terreno e nelle acque causando il depauperamento del suolo e l’inquinamento delle acque, con impatti sulle altre attività agricole e sulla pesca e sulla salute delle popolazioni a valle che usano quell’acqua per bere e cucinare. L’uso massiccio di queste sostanza, inoltre, crea molti problemi di salute agli agricoltori che, spesso, non sono equipaggiati e formati in maniera opportuna per un utilizzo in sicurezza di queste sostanze. Uno studio sui lavoratori pachistani indicava che solo il 30% utilizzava scarpe, il 14% maschere ed il 9 guanti durante l’uso dei pesticidi. E purtroppo, come nell’industria del cotone, anche in quella del tabacco la manodopera infantile è molto comune. Ash UK sottolinea che ogni anno vengono segnalati da 1 a 5 milioni di avvelenamenti da pesticidi: le stime indicano in 20 mila gli agricoltori che ogni anno muoiono per le conseguenze dell’uso di queste sostanze. Alcune delle sostanze utilizzate hanno serie conseguenze sulla riduzione dello strato d’ozono e sulla riduzione della diffusione di insetti impollinatori come le api. La deforestazione, l’uso di prodotti chimici, il consumo di energia per l’essicamento, la trasformazione, la conservazione del tabacco e l’uso di carburanti fossili per il trasporto in tutto il mondo determinano elevate emissioni di gas climalteranti. L’industria del tabacco, inoltre, impiega enormi quantitativi di carta e genera elevati quantitativi di rifiuti; inoltre, i mozziconi di sigaretta sono tra i rifiuti più comuni ed una delle cause più frequenti del littering, con costi elevati per chi si deve occupare della raccolta (oltre il 75% dei mozziconi viene gettato a terra), e conseguenze importanti sugli ecosistemi, in particolare, quelli marini. I mozziconi sono i rifiuti più comuni sulle spiagge italiane: in media, se ne trovano 2 a metro quadro. Ricordiamo che i filtri delle sigarette impiegano oltre due anni ad essere biodegradati nell’ambiente: esistono filtri di acetato di cellulosa che di biodegradano velocemente, ma attualmente coprono una quota ridotta del mercato. I mozziconi sono pericolosi per la fauna ittica che li ingerisce insieme a sacchetti e altri rifiuti di plastica. Ricordiamo che i mozziconi gettati ancora accesi possono, in determinate condizioni, scatenare degli incendi anche all’aperto. Infine, l’industria del tabacco – come le altre estese coltivazioni agricole a scopi industriali – entra in conflitto, nei paesi in cui sono presenti le coltivazioni, con l’industria alimentare locale.

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