di Alfredina Karega. Le scelte finanziarie non sono un qualcosa a sé stante, separato dall’attività politica.
Le scelte finanziarie sono condizionate, a volte anche alterate, da finalità non certamente sociali, ma attente a determinati interessi economici. Non è raro che il Popolo accetti sacrifici superiori ai vantaggi che otterrà da determinate scelte dello Stato. Gli obiettivi e gli interessi di natura finanziaria, finiscono col prevalere! I due limiti dell’attività finanziaria pubblica sono: 1) massimo vantaggio per coloro che in quel momento sono al potere; 2) minimo vantaggio per coloro che hanno mandato al potere la classe dirigente. In una democrazia parlamentare il massimo beneficio dei governanti tende a restringersi a vantaggi di minore entità, mentre il minimo vantaggio del Popolo, si eleva avvicinandosi al massimo vantaggio conseguibile alle esistenti condizioni di fatto.
I nostri cari sindacalisti parlano bene ma razzolano male, anzi malissimo. Condivido appieno l'analisi del post: Dove stavano i sindacti…
I sindacati ci hanno svenduti e adesso ci ritroviamo con stipendi da fame e costretti a lavorare fino a 70…
Il sindacato è colpevole dell'abolizione dell'art. 18 e adesso raccogli le firme per abrogare il jobs act!? Stanno in confusione…
Così come gli italiani non vanno più a votare, così non si iscrivono più ai sindacati, dei quali non si…
Il sindacato, come la politica, non rappresenta più i lavoratori ma soltanto se stesso e i propri interessi