Governo Conte: “Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”. Ma la Ue ‘fa spallucce’!

Il governo Conte porta a Bruxelles la proposta dell’Italia in ‘dieci punti’ per superare il regolamento di Dublino, basato su una logica emergenziale, mentre in realtà il problema andrebbe affrontato in modo strutturale.

In sintesi la linea del governo italiano è questa: chi sbarca in Italia, sbarca in Europa e pertanto l’Italia chiede a Bruxelles di scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare e accogliere richieste di asilo, perché l’obbligo di salvataggio in mare non può diventare obbligo di accogliere migranti per conto di tutti i paesi Ue. Ma il pre-vertice a sedici si chiude senza un’intesa, con i leader impegnati più a tutelare i propri interessi e a difendere i propri confini piuttosto che a farsi carico del problema. Alias, i migranti sbarcano in Italia e l’Italia se li deve tenere! Ma il fatto ancora più preoccupante è che il caso migranti anticipa quella che sarà la risposta europea alle soluzioni economiche del governo Conte, quando l’Italia chiederà a Bruxelles maggiore flessibilità e si ritroverà a sbattere contro il muro della Troika!
I 10 punti del governo Conte sull’immigrazione:
1. Intensificare accordi e rapporti tra Unione europea e Paesi terzi da cui partono o transitano i migranti e investire in progetti. Ad esempio la Libia e il Niger, col cui aiuto abbiamo ridotto dell’80% le partenze nel 2018.
2. Centri di protezione internazionale nei Paesi di transito. Per valutare richieste di asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari. A questo scopo l’Ue deve lavorare con Unhcr e Oim. Perciò è urgente rifinanziare il Trust Fund Ue-Africa (che ha attualmente uno scoperto complessivo di 500milioni di euro) che incide anche su contrasto a immigrazione illegale su frontiera Libia-Niger.
3. Rafforzare le frontiere esterne. L’Italia sta già sostenendo missioni Ue (Eunavfor Med Sophia e Joint Operation Themis) e supportando la Guardia Costiera Libica, occorre rafforzare queste iniziative.
4. Superare Dublino. Nato per altri scopi, è ormai insufficiente. Solo il 7% dei migranti sono rifugiati. Senza intervenire adeguatamente rischiamo di perdere la possibilità di adottare uno strumento europeo veramente efficace. Il Sistema Comune Europeo d’Asilo oggi è fondato su un paradosso: i diritti vengono riconosciuti solo se le persone riescono a raggiungere l’Europa, poco importa a che prezzo.
5. Superare il criterio Paese di primo arrivo. Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. Riaffermare responsabilità-solidarietà come binomio, non come dualismo. È in gioco Schengen.
6. Responsabilità comune tra Stati membri sui naufraghi in mare. Non può ricadere tutto sui Paesi di primo arrivo. Superare il concetto di ‘attraversamento illegale’ per le persone soccorse in mare e portate a terra a seguito di Sar. Bisogna scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo. L’obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti.
7. L’Unione europea deve contrastare, con iniziative comuni e non affidate solo ai singoli Stati membri, la ‘tratta di esseri umani’ e combattere le organizzazioni criminali che alimentano i traffici e le false illusioni dei migranti.
8. Non possiamo portare tutti in Italia o Spagna. Occorrono centri di accoglienza in più paesi europei per salvaguardare i diritti di chi arriva e evitare problemi di ordine pubblico e sovraffollamento.
9. Contrastare i movimenti secondari. Attuando principi precedenti, gli spostamenti intra-europei di rifugiati sarebbero meramente marginali. Così i movimenti secondari potranno diventare oggetto di intese tecniche tra paesi maggiormente interessati.
10. Ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici. È un principio che va rispettato, ma – conclude il documento – vanno previste adeguate contromisure finanziare rispetto agli Stati che non si offrono di accogliere rifugiati”.

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