Gli imprenditori hanno usato il jobs act per licenziare, non per assumere.

di Luca Telese. Analogie e differenze fra la vecchia 500 e il Jobs Act. Avete presente la levetta di avviamento della vecchia 500, quella con il manichetto nero in bachelite nera? La Fiat 500 non aveva chiave al bloccasterzo: aveva quella levetta, e la sua gemella mitologica, il comando dell’aria, incastrata tra i due minuscoli sedili anteriori,
per partire dovevi infilare la mano in mezzo e tirare la levetta. Quando iniziavo questo rito, con il braccio tirato su, era come sentire una canzone scoppiettante e struggente: “Eheheheééé…”. Il più delle volte – caldo o freddo – la 500 ripartiva, e il motore ruggiva festoso con il suo inconfondibile canto. Il problema dei dati prodotti dall’INPS sul mercato del lavoro degli ultimi mesi non è solo nella loro dimensione ma nell’effetto che descrivono: il motore non gira, la macchina non riparte. Esattamente come per gli ottanta euro, dunque, il governo Renzi si ritrova per la seconda volta davanti ad un fallimento che va oltre quel numero, macroscopico e ineludibile: 395mila contratto a tempo indeterminato in meno, il 32.9% in meno, uno su tre. Il problema più grande è che – per la seconda volta – finito l’effetto del bonus, quello che si può constatare è che abbiamo speso tantissimi soldi ma che la macchina non è ripartita. L’altro dato, che nessuno può interpretare o contestare, è altrettanto preoccupante: i numeri dell’Inps ci hanno detto che i licenziamenti oggi sono il 28% in più dello scorso anno. Tantissimi. Ricordate il dibattito, durante la riforma, in cui gli esponenti del governo avevano irriso i sindacati: date più libertà di licenziare e di assumere – ci dicevano – e gli imprenditori assumeranno molto più volentieri, rimettendo in moto il circolo virtuoso del mercato. Se riparte questo motorino, dicevano, ci saranno molte opportunità in più. Per questo è utile che i lavoratori rinuncino ad un po’ di diritti: nel loro stesso interesse. Bene, a due anni dalla riforma le nude cifre ci dicono che non è andata così. Gli imprenditori non hanno usato la flessibilità per assumere, ma per mandare via gente. È stato un processo a senso unico. Anche in questo caso il motore è rimasto fermo. È qual è l’unica voce di rilievo che cresce, allora? Il voucher: 96.6 milioni di ore lavorate. Tante, tantissime, perché le stime ci dicono che questo dato è come la punta di un iceberg. È così facile per un datore di lavoro comprare un gratta e vinci per coprire il suo lavoro nero, che sotto la punta emersa – quei 96milioni – sappiamo che c’è una grande massa sommersa. Ma, numeri a parte, il problema è quello della 500, e del motorino di avviamento. Immagina che sia una giornata in cui devi andare in ufficio. Hai fretta. Fa freddo, piove, hai speso tanti soldi dal meccanico che ti ha assicurato “Tutto risolto!” con un sorriso radioso, mentre chiudeva lo sportello e dicendoti: “Ti ho cambiato il pezzo, facendoti spendere di più, così non avrai problemi”. E poi, proprio adesso che devi ripartire, scopri che hai speso tanto, ma la macchina resta ferma. Non hai molte alternative: o cambi la macchina o cambi il meccanico.

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