Gli effetti del Jobs Act? Meno contratti stabili e più licenziamenti, praticamente, un disastro!

A circa un anno dal Jobs Act, oggi si cominciano a contare i danni che ha provocato quel provvedimento che ha cancellato con un colpo di spugna l’Articolo 18, pretendendo così di risolvere il problema della disoccupazione: crollano i contratti a tempo indeterminato, aumentano i licenziamenti e le domande di disoccupazione all’Inps, crollano le richieste di cassa integrazione e cresce il precariato. In buona sostanza il mondo del lavoro è in ginocchio e chi un posto di lavoro ce l’ha deve accontentarsi di lavorare tante ore al giorno, troppe, per poi percepire uno stipendio di gran lunga inferiore alla media delle retribuzioni europee! Nei primi tre mesi del 2017 sono stati attivati quasi 400.000 contratti
a tempo indeterminato (398.866 per la precisione, comprese le trasformazioni) con un calo del 7,4% sullo stesso periodo del 2016. Lo rileva l’Inps nell’Osservatorio sul precariato, sottolineando che le cessazioni di contratti stabili nello stesso periodo sono state 381.329 e che quindi il saldo resta attivo per 17.537 unità (in calo rispetto al saldo positivo di 41.731 dei primi tre mesi 2016 e di 214.765 dei tre mesi 2015 quando erano previsti sgravi contributivi totali). Nei primi tre mesi del 2017 le aziende italiane hanno intimato 143.225 licenziamenti con un aumento del 2,8% sullo stesso periodo del 2016. Ma se si guarda ai licenziamenti per giusta causa (quelli sui quali è intervenuto il Jobs Act nel 2015 di fatto cancellando il reintegro in azienda in caso di allontanamento illegittimo nelle aziende oltre i 15 dipendenti, ndr) l’aumento è stato del 14,4%, da 16.004 a 18.349. Rispetto al 2015 quando i licenziamenti disciplinari furono 12.705 l’aumento è stato del 44,39%. Nelle aziende con oltre 15 dipendenti i licenziamenti per motivi disciplinari (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) tra gennaio e marzo 2017 sono stati 8.758 a fronte dei 6.545 dello stesso periodo 2016 (+29,3%) e dei 5.027 dei primi tre mesi 2015 (+68,45%). Crollano le richieste di cassa integrazione ad aprile: nel mese – secondo quanto si legge nell’Osservatorio sulla cassa pubblicato dall’Inps – sono arrivate dalle aziende richieste per 23,9 milioni di ore di fermo con un calo del 38,8% rispetto a marzo (39,1 milioni di ore chieste) e del 58,1% rispetto ad aprile 2016 (57 milioni di ore). Nei primi quattro mesi dell’anno sono stati chiesti 129 milioni di ore di cassa integrazione nel complesso con un calo del 43% rispetto allo stesso periodo del 2016. Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate ad aprile 2017 sono state 7,4 milioni con un calo del 29,8% su marzo e del 50,3% su aprile 2016. Per la cassa straordinaria sono state chieste 14,48 milioni di ore con una diminuzione del 34,7% rispetto alle ore chieste a marzo e del 62,7% rispetto ad aprile 2016. Per la cassa in deroga le aziende hanno chiesto 1,98 milioni di ore di fermo con una riduzione del 38,6% su marzo e un calo del 38,2% su aprile 2016. Il calo tendenziale delle richieste ad aprile è stato forte soprattutto al Centro (-66%) mentre al Sud si è registrato un -49,3%. Nei primi quattro mesi dell’anno sono stati chiesti 36 milioni di ore di cig ordinaria (-20%) e 77,3 milioni per la straordinaria (-51,7%). Valori più bassi sono stati registrati per la cig in deroga con 15,6 milioni di ore chieste in quattro mesi (-26,3%). A marzo 2017 sono state presentate all’Inps 111.334 domande di indennità disoccupazione con un aumento del 12% sulle 99.435 di marzo 2016. Così l’Osservatorio Inps sulla cig secondo cui rispetto a febbraio si è registra una crescita per le richieste di disoccupazione del 5,77%. Nei primi tre mesi sono arrivate 381.495 richieste di indennità di disoccupazione (368.993 delle quali Naspi) a fronte delle 356.497 presentate nei primi tre mesi 2016 (+7%). Nei primi tre mesi del 2014 le richieste di disoccupazione superavano quota 532.000 mentre nel primo trimestre 2015 erano 494.359.

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