Medici ospedalieri sull’orlo di una crisi: stressati e malpagati!

Alcuni lavori non sono dei veri e propri mestieri, ma delle vocazioni: missioni di vita! Una su tutte quella del medico ospedaliero. Anni ed anni di studio passati sopra i libri e tanti sacrifici, con un solo obiettivo: salvare vite umane e alleviare la sofferenza di chi è malato e soffre! Eppure questa “nobile” professione oggi è seriamente messa a rischio per gli eccessivi carichi di lavoro,
le difficoltà di rapporti col management e le insoddisfazione per i livelli retributivi, senza dimenticare la spada di Damocle della crescita delle denunce che ne turba la serenità.
Insomma, al giorno d’oggi è per davvero dura la vita dei medici nelle corsie degli ospedali italiani: tanti oneri e pochi onori!!! All’enorme peso di responsabilità cui sono sottoposti non corrisponde una retribuzione soddisfacente, e tanto meno la prospettiva di una progressione di carriera. Come se non bastasse, il carico di lavoro aumenta sempre di più – turni pomeridiani, serali, notturni, festivi e di 24 ore – mentre i contenziosi medico legali stanno sempre lì in agguato. 
Questi alcuni tratti dell’identikit del medico ospedaliero che emerge dall’indagine promossa dal sindacato Anaao Assomed in collaborazione con SWG sulle condizioni di lavoro dei medici in corsia oggi tra criticità e aspettative.
Camici bianchi sempre più stressati e che manifestano la propria insoddisfazione in modo identico per fasce di età e area geografica: il 68% si sente frequentemente stanco; il 58% economicamente scontento; il 48% emotivamente sfinito.
Tra le altre cause di insoddisfazione, il 75% indica il livello di retribuzione ancor prima della distribuzione di carichi di lavoro (64%), ed un miglioramento del livello retributivo costituisce la prima della aspettative dichiarate (67%).
Altro risultato significativo dell’indagine riguarda il rapporto con la politica: il 97% dei medici intervistati chiede di avere più peso nelle scelte aziendali e il 67% attribuisce alla invasività della politica la principale responsabilità della crisi del Ssn.
Tra le altre risultanze anche quella in cui l’87% dei medici intervistati crede debba essere rivisto l’assetto direzionale e la stessa scelta dell’aziendalismo in sanità. Dato rilevante quello della crescita del contenzioso medico legale che è l’aspetto che per i camici bianchi incide di più (in negativo) sulla qualità delle prestazioni ospedaliere.
Nonostante gli aspetti negativi della professione, i medici continuano a considerare buona la qualità dei servizi offerti dal SSN e dagli ospedali in Italia nel loro complesso (rispettivamente 66% e 67%). Tuttavia, pur nel giudizio positivo, ritengono che ci sia un peggioramento progressivo della qualità dei servizi ospedalieri (49%), specie nel confronto con gli altri Paesi europei tanto che il 35% degli intervistati ritiene che la sanità italiana funzioni peggio. Inoltre, il 76% dei medici si dichiara favorevole ad una revisione del ruolo giuridico. Tra le iniziative per garantire il sistema sanitario pubblico da segnalare quella che per il 66% prevede la sostituzione del ticket di accesso al Pronto Soccorso per prestazioni non seguite da ricovero con prestazioni in Libera Professione in ambulatori contigui effettuate da tutti i medici dell’Ospedale /Continuità assistenziale, pagate dal cittadino. 

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