Il governo gialloRosso che piace tanto a Germania e Francia.

di Francesco Giubilei. La benedizione di Macron e Juncker alla nascita del nuovo esecutivo Pd-Movimento Cinque Stelle sarebbe già stata sufficiente per insospettire gli italiani sulla bontà del nuovo progetto politico, negli ultimi anni in più occasioni si è constatato come gli interessi dell’Italia non solo non coincidevano con quelli franco-tedeschi, ma erano antitetici ad essi.

Il colpo di grazia all’indipendenza dalle pressioni dell’Unione europea all’accordo giallo-rosso è arrivato con le parole del commissario agli Affari economici Pierre Moscovici che, come già accaduto in passato, nel totale disinteresse per il proprio ruolo istituzionale, ha dichiarato in un’intervista al canale televisivo francese LCI: “Penso che è un’esperienza che debba essere tentata”. Non pago dell’intromissione nella politica interna italiana in un momento estremamente delicato, Moscovici, senza il minimo pudore, ha descritto la linea del nuovo governo: “Il posto dell’Italia è essere al cuore dell’Unione Europea e dell’Europa, ed è il senso del nuovo governo se riuscirà a entrare in funzione”.

All’appello manca Angela Merkel che, da politico più esperto e avveduto, non si è espressa in prima persona lasciando parlare il commissario europeo al bilancio uscente Günther Oettinger, membro del suo partito, spiegando come: “Se cambiano i toni da Roma, fare tutto il possibile per facilitare il lavoro del nuovo esecutivo italiano” giudicando un nuovo esecutivo guidato da Giuseppe Conte “uno sviluppo positivo”.

Il motivo per cui Francia e Germania sono favorevoli alla formazione di un governo amico nel nostro paese non è solo per motivazioni politiche come la questione dei migranti ma ha radici più profonde di carattere economico e strategico. Si tratta delle probabili privatizzazioni delle aziende strategiche che il governo giallo-rosso potrebbe realizzare con una vera e propria svendita dei principali asset del paese a tutto vantaggio delle due potenze europee. Il meccanismo è stato spiegato qualche giorno fa sul Sole 24Ore da Roberto Sambuco, già capo dipartimento allo Sviluppo economico durante il governo Renzi: “Lo Stato e in particolare Cdp hanno un ruolo chiave che va potenziato riprendendo il progetto Capricorn definito tre anni fa con lo spostamento delle partecipazioni nelle aziende del Tesoro a Cdp. Il Progetto permetterebbe di lavorare con più forza sulle filiere, favorirebbe la cooperazione in Italia e all’estero tra le imprese nazionali sbloccando nuove risorse per Cdp anche per l’equity. Progetto che comporterebbe inoltre una privatizzazione secca stimata in 15/20 miliardi di euro”.

Il punto non è tanto privatizzare ma come lo si fa e con quali finalità come ha spiegato il professor Giulio Sapelli in un’intervista in cui ha dichiarato senza giri di parole “riprende la svendita dell’Italia al capitalismo franco-tedesco” e, incalzato dal giornalista che gli ha fatto notare come a breve vadano rinnovati i vertici delle partecipate, dall’Inps ad Enel, da Leonardo ad Eni, ha affermato: “Il nuovo governo si va formando a tempo di record proprio per questo. Pochi giorni fa ho avuto occasione di vedere il Pireo. È pieno di cinesi coperti d’oro. I greci fanno ormai solo i camerieri, gli autisti e i suonatori. Huawei è dappertutto”.

Il disegno a livello europeo è chiaro: al predominio economico tedesco si deve affiancare una Francia egemone nel Mediterraneo a discapito dell’Italia e un governo debole e costituito dalle anime più europeiste del Pd, rappresenta una manna dal cielo per i progetti franco-tedeschi.

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