Flop ‘Quota100’: meno di 380mila pensionamenti!
Tanto rumore per nulla e alla fine la montagna di ‘Quota100’ ha partorito un topolino: le domande di pensionamento con il sistema di “Quota 100” (62 anni di età e 38 di contributi) accolte tra il 2019 e il 2021 sono state poco meno di 380mila per una spesa effettiva – di consuntivo sino al 2021 e proiettata dal 2022 al 2025 – di circa 23,2 miliardi.
Lo si legge in uno studio di Inps e dell’Ufficio parlamentare di bilanci, secondo il quale il numero delle domande è “ampiamente al di sotto di quelle attese”, circa un milione, e l’importo è “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal DL 4/2019”.
Secondo lo studio nel complesso con le persone che hanno maturato i requisiti e che fanno domanda successivamente si potrà arrivare a fine 2025 a 450mila persone.
Su 379.860 domande accolte – si legge nello studio – 186.298 sono di lavoratori dipendenti privati, 119.320 di dipendenti pubblici e 74.242 di autonomi. Gli uomini sono il 68,8% del totale e le donne il 31,2%, meno di un terzo. Le donne rappresentano però il 55,3% delle domande accolte nel settore pubblico, il 17,1% di quelle degli autonomi e il 21,4% di quelle del lavoro privato. Il dato è legato alla maggiore presenza femminile nel pubblico e alla discontinuità delle carriere negli altri due comparti.
La media complessiva dell’assegno mensile lordo è di 1.971 euro (1.829 le donne, 2.035 gli uomini). I lavoratori usciti con Quota 100 hanno avuto una riduzione media per ogni anno di anticipo del 5,2% se pubblici, del 3,8% se dipendenti privati e del 4,5% se autonomi rispetto all’uscita in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne).
In media l’anticipo di Quota 100 rispetto all’età di vecchiaia o alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) è di 2,3 anni. Il 46,8% delle domande accolte è di persone con 62 anni di età. L’età media alla decorrenza si attesta poco al di sopra di 63 anni. L’anzianità media con la quale si esce è pari a 39,8 anni di contributi per gli uomini e 39,2 per le donne, per una media complessiva di 39,6 anni. “La concentrazione delle uscite intorno a 62 anni di età e 38 anni di anzianità – si legge – “mette in luce la tendenza, tra coloro che hanno fatto ricorso a “Quota 100″, a pensionarsi alla prima occasione utile”.
QUOTA102. Nei primi cinque mesi del 2022 sono pervenute all’Inps circa 3.860 domande per il pensionamento con Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) di cui il 58 per cento dal comparto pubblico e la restante parte da quello privato.
Insomma, Quota 100 ha coinvolto solo un terzo delle persone che avevano maturato il diritto e ha lasciato inalterata la prospettiva previdenziale per la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori. A questo punto i 10 miliardi di euro risparmiati su Quota 100, attestati oggi dall’Inps, consentono di continuare a introdurre una maggiore flessibilità di pensionamento nella prossima Legge di Bilancio.
65 anni di età, mi sembra la “quota” giusta per andare in pensione uscendo dal mondo del lavoro ancora con le proprie gambe
In ITALIA la politica sta preparando un futuro orribile per figli e nipoti, con pensioni al 40 – 50% della retribuzione, come negli USA che a 70 anni sei obbligato a lavorare.
Se non li cacciamo tutti da ROMA, questi gentiluomini ci porteranno alla ROVINA
La Legge Fornero va abbrogata oggi stesso: riportare il limite di vecchiaia a 65 ANNI, come è sempre stato!
Con il Sistema Contributivo ogni lavoratore dovrebbe essere libero di nadare in pensione come e quando gli pae e piace, senza limiti e imposizioni: i contributi versati sono dei lavoratori e di nessun altro!
Una cosa è certa: NON SI PUO’ ANDARE IN PENSIONE A 70 ANNI COME VORREBBE LA ‘FORNERO’!