F35 verso il decollo. Occupazione e lavoro al tracollo.

Nell’Italia del non fare, degli scandali, delle ruberie, degli sprechi e delle inutili polemiche, nel Paese dove si continuano a sperperare tanti, troppi, danari pubblici per finanziare questa politica e questi partiti che a loro volta dilapidano le casse dello Stato investendo miliardi di euro per degli aerei da guerra difettosi, c’è un grosso problema che attende ancora risposte e soluzioni: il lavoro! Ma la classe dirigente del Belpaese “cazzeggia”: s’interroga sulla bontà o meno del concorso di Miss Italia, a quale animale paragonare tizio o caio dopo l’infelice battuta del vice presidente del Senato e nel trovare il capro espiatorio del ‘caso kazaco’ nel capo di gabinetto degli Interni che si dimette per salvare capre e cavoli e mantenere lorsignori incollati alle poltrone fino a quando sentenza della Cassazione sul caso Mediaset non sopraggiunga. Intanto nel Paese scoppia l’emergenza lavoro. Chi un lavoro ce l’ha si sente mal retribuito e poco tutelato a fronte di stipendi rimasti fermi a dieci anni fa e dimezzati dall’ingresso nell’eurozona e dal caro vita. Oltre la metà dei lavoratori italiani sotto i 25 anni, il 52,9%, ha un lavoro precario che non permette di fare programmi per il futuro. E poi c’è chi un lavora l’ha perso o non ce l’ha mai avuto e che si è addirittura rassegnato alla disoccupazione o piegato a lavorare in nero e sottopagato. La disoccupazione giovanile in Italia a fine 2012 è arrivata al 35,3%. La percentuale di senza lavoro nella fascia under 25 è più elevata tra le donne (37,5%) che tra gli uomini (33,7%). La disoccupazione in Italia continuerà ad aumentare per quest’anno e il prossimo, e nell’ultimo trimestre del 2014 arriverà al 12,6%, contro il 12,2% di fine maggio 2013. Lo calcola l’Ocse nel suo Employment outlook, basato su dati di fine 2012. Nell’ultimo anno, la disoccupazione in Italia è cresciuta a un ritmo più elevato rispetto all’insieme dell’Unione europea, ed è ora “un punto percentuale più elevata” della media dei Paesi Ue. Mentre a metà 2012 il dato italiano era “in linea con la media”. A fine maggio, la disoccupazione nel nostro Paese ha toccato quota 12,2%, dopo un aumento “quasi continuo” nei due anni appena trascorsi. La “Riforma Fornero” avrebbe dovuto migliorare la crescita della produttività e la creazione di nuovi posti di lavoro in nome di quella flessibilità che, grazie in particolare alla rivisitazione dell’art.18, riduce la possibilità di reintegro in caso di licenziamento, rendendo le procedure di risoluzione più rapide e prevedibili e favorendo, in teoria, le nuove assunzioni. Macchè! Quella riforma ha solo creato nuovi disoccupati. Non s’è mai visto da nessuna parte che dando mano libera ai licenziamenti si crea occupazione. Oggi la realtà è ben diversa: le aziende chiudono, gli imprenditori si tolgono la vita e i lavoratori restano a spasso!

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