Enrico Letta e il pesciolino Nemo.

La loro missione è il bene del Paese, il loro fine nobile è salvare l’Italia. Insomma, noi italiani stiamo in buone mani e possiamo dormire sonni tranquilli perchè loro stanno lavorando per noi! E per riuscire a salvarci dal disastro, spiega il premier Enrico Letta ospitato in casa Cisl, serve il lavoro, perché senza lavoro il paese non si salva. Molto probabilmente se invece di intervenire al Congresso del sindacato di Raffaele Bonanni, il premier fosse stato ad una riunione di pescivendoli avrebbe detto la stessa cosa, serve il pesce, perché senza pesce il paese non si salva. E guarda un po’ cosa accade? Letta estrae dal cilindro proprio un pesce: Nemo! Il famoso pesciolino bianco e rosso della Disney, preso metaforicamente in prestito dal Presidente del consiglio, tra l’ilarità e l’incredulità dei presenti, per spiegare come il suo governo intende uscire dalla crisi: “Così come il pesciolino Nemo spiega ai suoi simili che bisogna lavorare insieme per rompere la rete che imprigiona anche suo padre, così tanto a lungo cercato, noi dobbiamo capire che dobbiamo andare nella stessa direzione per ottenere ciò che desideriamo. Proprio come il pesciolino Nemo“. E continua, perché “Nemo fa capire a tutti i pesci che devono lottare insieme. Se tutti spingiamo nella stessa direzione allora succede il miracolo. Si rompe la rete e Nemo ritrova il papà“. Vedendo e ascoltando dai telegiornali il premier e la sua storiella la sensazione è quella che questi, oltre a prenderci per deficienti, pensano di spremerci ancora! Altro che il lavoro come soluzione per uscire dal tunnel della crisi. Il lavoro, per chi ce l’ha, serve solo a pagare le tasse e a permettergli di continuare a spremere i lavoratori e le imprese italiane come l’Unione Europea comanda! Insomma, tecnici, saggi, larghe intese, non è cambiato proprio niente. Questi continuano ancora a battere cassa! E prendono per deficienti non solo noi a casa abituati a sentire le storielle del Cavaliere – almeno quelle facevano ridere – ma tutti i delegati sindacali presenti in platea. Tant’è che il Segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, rimane talmente scioccato dalla storiellina del premier, che sale sul palco, prende la parola e chiede al governo “uno choc fiscale” cioè un taglio forte della tasse sui redditi da lavoro dipendente e sulle imprese che assumono e investono. Le aziende e le famiglie italiane, infatti, sono ormai stremate dalla crisi, dai consumi in calo costante, dal blocco degli stipendi e da un fisco esageratamente gravoso e non più sostenibile. Gli ultimi dati elaborati nel rapporto Confcommercio-Cer, dicono che il potere d’acquisto delle famiglie è in flessione ininterrotta dal 2008 e per tornare ai livelli pre-crisi bisognerà aspettare il 2036. Un’attesa lunga ben 23 anni. Sempre ammesso e non concesso che la ripresa arrivi davvero. Sempre che il nostro Nemo riesca a trovare papà!

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