L’Italia tornerà al voto solo quando saprà per chi votare.

Perché tanto astensionismo? Questa domanda dovrebbero porsela coloro che hanno partecipato, con alterne fortune, alle ultime campagne elettorali. Ma siccome le segreterie di partito sono tutte prese dal come salvare l’Italia e stanno tutte lì per il bene del Paese e le loro migliori intelligenze si spremono le meningi sul come trovare modo e maniera di sfilare ciò che ancora resta nelle tasche degli italiani, glissano la domanda. Loro se ne fregano del fatto che ormai a votare ci vada a malapena un italiano su due! Loro pensano solo a mantenere il proprio status quo, a sbrigare quei quattro compitini che l’Europa gli assegna di finanziaria in finanziaria, alla faccia del bene comune e di quei pochi che ancora li votano! Ma far finta di niente non cancella il dato elettorale: l’astensionismo è il primo partito d’Italia! E non si tratta di legge elettorale più o meno sbagliata, più o meno azzeccata. Mattarellum e porcellum, proporzionale e maggioritario non c’entrano niente con l’astensionismo. Infatti, da che esistono i partiti, i candidati – con o senza voto di preferenza – li hanno sempre scelti le segreterie che fanno eleggere solo chi vogliono loro. Alle elezioni il popolo ha sempre votato i candidati designati dal partito, ovvero coloro che una volta eletti avrebbero seguito fedelmente le decisioni della segreteria nazionale per paura di non essere più ricandidati la volta successiva. E da che esiste il Parlamento l’Italia è stata sempre governata a singhiozzo da governi che durano il tempo di qualche nomina e di qualche intrallazzo. Non si tratta quindi di sistema elettorale. La gente non va più a votare perché l’ideologia è morta e con essa il senso d’appartenenza a questo o a quell’altro schieramento. Gli italiani non hanno più nessun punto di riferimento ideologico, non si sentono più rappresentati dagli attuali partiti e stanno perdendo fiducia anche nei nuovi movimenti, figuriamoci allora se vanno a votare! L’Italia, tutta, sa che il suo voto non conta più nulla al cospetto delle dinamiche globali che ormai dettano i tempi e le condizioni della vita politica economica e sociale non solo qui da noi, in Italia, ma in tutto il mondo. La gente per bene si sente impotente di fronte agli scandali, alle ruberie, al furto di dignità cui è stata sottoposta in questi ultimi decenni. Ed in questo clima di generale sfiducia e sempre più dilagante diffidenza, i cittadini italiani così come disertano le riunioni di condominio, altrettanto fanno con le urne elettorali. Ma almeno nei condomini qualche delega al vicino di casa, che bene o male si conosce, vine firmata. Ai politici niente: nessuna delega in bianco a chi non si conosce affatto. La gente per bene tornerà al voto solo quando saprà per chi votare. E allora voterà una persona reale, concreta, che viene da quella stessa gente e che con quella gente condivide la vita di tutti i giorni e non un tizio che sorride e promette tutto a tutti da un manifesto elettorale o un caio che salta fuori da un salotto televisivo. E allora voterà il vicino di casa, l’insegnante del figlio, il medico di famiglia, l’idraulico di fiducia, l’impiegato delle Poste. E starà lì a vedere cosa farà una volta eletto al governo della propria città o del proprio Paese. E se ha fatto bene lo riconfermerà, altrimenti lo manderà a casa! Fino quando tutto ciò non accadrà, la gente per bene di questo Paese, che nonostante tutto e tutti rimane pur sempre un grande Paese, continuerà a disertare le urne nella convinzione che tanto comunque vada, chiunque andrà al governo, a pagare sarà sempre pantalone!

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