Durante i giorni della Rivoluzione Francese, mi sono preso la briga d’intervistare Robespierre.

di Alberto Sigona. Durante i giorni convulsi della Rivoluzione, quando ci si apprestava a decidere le sorti del Re, mi sono preso la briga d’intervistare Maximilien de Robespierre. Ecco quanto ci dichiarò.

Cittadino Robespierre: Voi affermate in uno dei vostri innumerevoli discorsi pubblici come la bilancia della giustizia dovrebbe pendere in favore dei cittadini meno agiati anziché dei ricchi. Come mai?

Io sono del parere che le leggi abbiano il “compito” primario di proteggere la debolezza contro l’ingiustizia e l’oppressione. Riporle nelle mani dei ricchi è contravvenire tutti i più elementari princìpi sociali. Il popolo chiede solo il necessario, vuole giustizia e tranquillità; i ricchi, invece, vogliono tutto, dominare tutto. Gli abusi sono l’opera ed il dominio dei ricchi, e sono il flagello dei popoli: l’interesse del popolo è l’interesse generale, quello dei ricchi è l’interesse particolare.

Voi vi siete dichiarati assolutamente contrari all’inviolabilità regale. Ma come giustificate la vostra idea?

Io chiedo a voi: se un Re sgozzasse i vostri figli sotto i vostri occhi, se oltraggiasse vostra moglie, gli direste forse: Il Re è inviolabile! Ma non lo sono forse anche i popoli? Il Re è inviolabile grazie ad una finzione, mentre i popoli lo sono per diritto sacro della natura. L’uguaglianza assoluta presuppone che anche il Re debba rispettare la legge, a maggior ragione se è stato lui stesso ad emanarla. Altrimenti mi spiegate che società potrebbe mai essere quella in cui al Re è permesso tutto? Proprio lui, che dovrebbe essere il garante per eccellenza? Se il Re infrange la legge dovrà essere punito come tutti, anzi, dovrà essere punito con maggior severità. Nella migliore delle ipotesi perderebbe il diritto a governare.

Voi citate la legge, ma nel contempo auspicate la morte della Monarchia in favore della Repubblica. E chi legifererà?

Vi è solo un tribuno del popolo in cui io possa confidare ed è il popolo stesso. Non vi dovrà più essere una sola persona a legiferare, ma un’assemblea di rappresentanti del popolo, che a sua volta dovrà essere sotto il diretto controllo dei deleganti. Dovrà essere scongiurata ogni forma d’indipendenza dei legislatori. Tanto un’assemblea sarà indipendente, tanto si allontanerà dai propri doveri. Ed inoltre sarà fondamentale la divisione di ogni forma di potere, da quello esecutivo a quello giudiziario. Mai più più poteri dovranno essere concentrati in unico organismo. Soltanto così prenderà forma la democrazia, la pura democrazia.

Cos’è per Voi la democrazia?

Oh, la democrazia, che magnifica invenzione. La democrazia è uno Stato in cui il popolo sovrano, guidato da leggi che sono il frutto della sua opera, fa da se stesso tutto ciò che può far bene, e per mezzo dei suoi delegati tutto ciò che non può fare da se stesso.

Capisco. E del Re cosa si dovrà farne? Verrà processato immagino…

No di certo. Proporre di fare il processo a Luigi significa mettere in contraddizione la stessa rivoluzione. E infatti, se Luigi può essere ancora ancora l’oggetto di un processo, egli può essere anche assolto. Ma in tal caso tutti i difensori della libertà diverrebbero calunniatori. La stessa detenzione che Luigi ha subìto sino ad oggi sarebbe una vessazione ingiusta. Egli avrebbe il diritto di chiedere la scarcerazione, i danni e gli interessi. Ci manca che tutti corriamo da lui ad invocare la sua clemenza! Luigi non può dunque venire giudicato poiché è già condannato, oppure la Repubblica non è ancora assolta. Luigi deve morire, perchè occorre che la Patria viva!

Capisco. E che mi dice della guerra?

Ci sarebbe tanto da dire, ma poiché abbiamo poco tempo mi limiterò a enunciare quanto segue. La guerra è sempre il principale desiderio di un governo potente che vuole divenire potente. È proprio durante la guerra che il governo sfinisce completamente il popolo dissipando le sue finanze, è proprio durante la guerra che egli copre con un velo impenetrabile i suoi ladrocini ed i suoi errori. È durante la guerra che il popolo dimentica le deliberazioni che riguardano essenzialmente i suoi diritti civili e politici, per occuparsi di altro. A Roma, quando il popolo, stanco della tirannia e della superbia dei patrizi, reclamava i suoi diritti, il senato dichiarava la guerra. Ed il popolo si dimenticava dei suoi diritti per accorrere sotto gli stendardi dei patrizi e preparare pompe trionfali ai suoi tiranni.

In molti vi accusano di esagerare con le esecuzioni dei cosìddetti cospiratori della Rivoluzione.

Chi afferma questo è in mala fede oppure non ha capito il vero scopo della ghigliottina. A mali estremi si devono adottare estremi rimedi. Senza il Terrore la Rivoluzione sarebbe già morta. Soltanto col il Terrore, purchè sia accompagnato dalla Virtù, si potrà purificare la società dalle persone infide e tenere in piedi la Rivoluzione. Siamo alle prese con un momento storico particolarmente importante, che esige decisioni che a volte possono sembrare esagerate. Con la clemenza si darebbe un grande vantaggio ai controrivoluzionari. Tuttavia le assicuro che un solo uomo che non sia stato ritenuto colpevole sia mai salito al patibolo.

Ma così il popolo rischia di diventare esso stesso un tiranno.

No di certo. Bisogna avere del sangue freddo per ascoltare il resoconto degli orrori commessi dai tiranni contro i difensori della libertà. Le nostre donne orribilmente mutilate; i nostri figli massacrati sul seno delle loro madri; i nostri prigionieri costretti ad espiare in orribili tormenti il loro eroismo commovente e sublime. E si osa denominare orribile macello la punizione di alcuni mostri che si sono ingrassati con il sangue più puro della nostra Patria!? Le dirò di più. Il governo rivoluzionario ha bisogno di un’attività straordinaria, perchè si trova in stato di guerra. Esso è sottomesso a regole meno uniformi e rigorose, perchè le circostanze in cui si viene a trovare sono tempestose e mobili, e soprattutto perché esso è costretto ad impiegare incessantemente risorse nuove e rapide, per pericoli nuovi e pressanti. Il governo rivoluzionario deve dare ai buoni cittadini tutta la protezione nazionale, ma ai nemici del popolo deve dare soltanto la morte. Inoltre…

Mi scusi ma la devo stoppare, il tempo è tiranno (tanto per restare in tema) e dobbiamo proseguire con l’ultima domanda. Vi chiedo: non temete che un giorno tanta inflessibilità vi si potrà ritorcere contro? Teme mai per la sua vita?

Oh, la vita! L’abbandonerò senza rimpianto! Quale amico della Patria potrà mai sopravvivere nel momento in cui non gli è più permesso di servirla né di difendere l’innocenza oppressa? Perchè mai vivere in un ordine di cose in cui l’intrigo trionfa continuamente sulla verità?

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2 Responses

  1. Alberto Sigona ha detto:

    GRAZIE GIUSY 🙂 🙂 🙂

  2. Giusy BO ha detto:

    Complimenti per la fantasia dimostrata , un ottimo antidoto all’ovvio di stanche elucubrazioni

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