D’Alema: “Pur di cacciare Renzi sono pronto a votare anche Raggi”!

Massimo D’Alema proprio non ci sta sotto la “cappella” di Matteo Renzi, lui che è stato uno dei big delle passate Repubbliche, lui giovane promessa del Pci, deus ex machina prima dei DS, poi PD e ora in ultima fila nel PDdiRenzi. Lui, baffino, non è tipo da fare anticamera per essere ricevuto dal segretario del suo partito, né a mettersi in coda per farsi sentire dal presidente del consiglio. E baffino, pur di far cadere Renzi dallo scranno di Palazzo Chigi, pur di cacciarlo lontano dal Nazzareno, è disposto a tutto. Persino a votare Virginia Raggi nel ballottaggio per la corsa al Campidoglio, facendo lo sgambetto non tanto a Giacchetti – che pur col fiatone sta cercando in tutti i modi di raggiungere la candidata sindaco dei
5Stelle ormai in fuga solitaria verso la vittoria romana dicendo in giro di voler riaccendere, in una Roma dissestata, la fiaccola olimpica – ma solo per far cadere il suo diretto rivale, Matteo Renzi: “Voto per la Raggi e invito chi mi chiede un consiglio a fare altrettanto. Direi sì anche a Lucifero per mandar via Renzi!“. Avrebbe dichiarato a RepubblicaInsomma, baffino carica la doppietta contro il suo rivale e antagonista: ballottaggio e referendum. Ora la partita non è certo sostenere il governo e il suo partito, che lo ricordiamo è sempre il Pd, ma indebolire l’attuale segretario, facendolo perdere a Roma, Milano, Torino, Napoli e ovunque si voti, far cadere l’esecutivo ad ottobre, bocciandogli il referendum costituzionale, e subito dopo “mettersi al lavoro per ricostruire la sinistra riformista”. D’Alema sta già costituendo i comitati del “NO”. In definitiva, i dalemiani sono convinti che se Renzi perde Roma e Milano ne uscirà molto ridimensionato e con la coda in mezzo alle gambe: “Verrebbero ribaltati tutti i rapporti di forza. Cominciando dal Pd”. E poi, chiosa col suo solito ghigno sotto il baffo: “Una sconfitta del premier non provocherebbe affatto una crisi di sistema. Dopo di lui un’alternativa c’è, eccome!”.
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LA REPLICA. di Daniela Reggiani, portavoce di Massimo D’Alema. L’articolo pubblicato da Repubblica è falso. I numerosi virgolettati riportati, a cominciare dal titolo, corrispondono a frasi mai pronunciate. D’altra parte, l’autore non precisa né dove, né quando, né con chi sarebbero state dette. Le riunioni di cui si parla non si sono mai svolte. La ricostruzione è frutto della fantasia del cronista e della volontà dei suoi mandanti. D’Alema, che è quasi sempre all’estero, non ha avuto modo di occuparsi della campagna elettorale di Roma.

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