Con Augusto torna il caldo.

Quest’anno l’estate ci ha fatto soffrire non poco. Poi una pausa di fresco e poi di nuovo caldo e afa. Comunque bentornata estate. Dopo i temporali e nubifragi dei giorni scorsi sta arrivando l’ultimo anticiclone africano dell’estate 2015: Augusto.
A confermarlo sono i meteorologi secondo i quali da oggi, e almeno fino ai primi di settembre, l’anticiclone africano Augusto dominerà l’Italia portandoci ancora tanto sole. Le temperature massime saliranno gradualmente fino a raggiungere valori molto vicini ai 36/37° nelle regioni centrali, fino a 33° al Nord e punte di 34/35° al Sud. Il cielo si presenterà poco nuvoloso su gran parte delle regioni salvo locali addensamenti o possibili temporali di calore che si potranno sviluppare sui rilievi.
Augusto, abbraccerà l’Italia almeno fino a fine Agosto, infatti dai primi di settembre la circolazione atmosferica muterà verso un clima decisamente più fresco e piovoso, in attesa dell’arrivo dell’alta pressione delle Azzorre. I cambiamenti climatici e la cattiva gestione delle risorse idriche porterà il deserto africano ad avanzare fino al centro Italia.
A rivelarlo è uno studio del Cnr sul rischio desertificazione per quasi un quinto del territorio italiano, per lo più concentrato nelle regioni della Sicilia, Puglia, Molise e Basilicata. Già oggi due miliardi di persone vivono in zone a ridosso di aree siccitose. Secondo i ricercatori italiani, i fenomeni migratori di oggi sono destinati ad aumentare visto che buona parte di quelle popolazioni saranno spinte a lasciare il luogo in cui vivono. Il 72% delle terre aride ricadono in Paesi in via di sviluppo, la correlazione povertà-aridità è dunque chiara.
Se si guarda l’Italia, gli ultimi rapporti dicono che è a rischio desertificazione quasi il 21% del territorio nazionale, il 41% del quale si trova al Sud. Sono numeri impressionanti. Secondo lo studio, buona parte delle regioni italiane sono destinate a trasformarsi in deserto. In Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%.

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