Come l’informazione condiziona l’opinione pubblica: “L’insetto è bello, anzi è buono”!

di Andrea Migliavacca. Rossini, ne “il Barbiere di Siviglia”, aveva ben rappresentato il meccanismo psicologico attraverso il quale si genera, piano piano, nella mente delle persone, una convinzione (ndr. anche se priva di fondamento). “(…) La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar (…)”.

Le parole e la musica di quell’aria – nel celeberrimo crescendo rossiniano – descrivono magistralmente questa modalità suggestiva. Si inizia sussurrando e poi piano piano la voce “Alla fin trabocca e scoppia, Si propaga, si raddoppia E produce un’esplosione Come un colpo di cannone (…)”.

Una gradazione crescente, dunque, che prepara la mente ad accogliere un’informazione altrimenti inaccettabile.

Una tecnica di persuasione, insomma, che conosciamo per averla (più o meno consapevolmente) appresa dalla letteratura e dalla musica, ma che abbiamo accantonato, travolti dalla quotidianità. Eppure, sulla comunicazione “assertiva” sono stati affrontati studi approfonditi e si sono sviluppate ed hanno prosperato scuole e correnti di pensiero, che anche la politica ha magistralmente adoperato.

Nel globalismo in cui viviamo è sufficiente che l’idea attecchisca in un paese, per diffondersi dall’altro capo del mondo e poi in tutto il globo connesso. I tempi di propagazione sono direttamente proporzionali alla fruibilità dei mezzi di comunicazione, che oggi viaggiano, in pillole sui social, alla velocità della luce. Poche parole, talvolta confuse, accompagnate da un cinguettio, che si insinuano nei nostri pensieri e si fanno progressivamente strada.

Esattamente come la spiegazione di Don Basilio, circa la calunnia, nell’opera di Rossini.
Mettendo in fila i grandi eventi del recentissimo passato, pare di assistere ad una grande messa in scena, nella quale l’informazione ha giocato un ruolo dirimente, nella determinazione delle popolazioni.
Travolti da un’ancestrale paura, ci siamo persuasi che rimanendo ristretti nelle nostre case, potessimo proteggerci dal contagio, e l’abbiamo sopportato per lungo tempo; ci siamo convinti che il vaccino sarebbe stato l’unico rimedio, senza immaginare che ci potessero essere soluzioni alternative, come la cura, o peggio conseguenze peggiori della stessa malattia; in Italia, abbiamo perfino digerito – salvo qualche dissidente, qualificato come mentecatto – il fatto di essere abilitati a circolare con un’illusoria patente verde, peraltro rilasciata dall’Agenzia delle Entrate. Già, il Ministero della Salute avrebbe dovuto affrontare lo studio epidemiologico mentre il Ministero delle Finanze ha adoperato quei dati per notificare le sanzioni.

Abbiamo, poi, sottovalutato le (per taluni azzardate) manovre della Nato ed al contempo, invano, sperato che la Russia si sarebbe dissuasa dall’attaccare.
Mere ipotesi, tuttavia, che in tutti questi casi, sono diventate realtà.
Oggi si fa strada la teoria salutista delle farine proteiche, quelle derivate dagli insetti, che ci dobbiamo abituare a considerare un alimento. L’idea di una braciola al sangue sta per essere soppiantata da quella ributtante di mangiare uno scarafaggio, una cimice od un
coleottero; e perché no, un succulento scarabeo stercorario.

L’Europa, i suoi influencer e gli attori, ci prepara alla transizione, al grido de: “l’insetto è bello” … anzi è buono!

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