Cina, Russia e in mezzo l’Europa. Ue, dalla padella alla brace?

di Mauro Guidi. La Cina è una Repubblica popolare con oltre 1,385 miliardi di abitanti in cui il potere è esercitato dal solo Partito Comunista Cinese. Dopo l’introduzione di riforme economiche nel 1978 la Cina è diventata l’economia dalla crescita più rapida al mondo. A partire dal 2013 è la seconda economia più grande sia come PIL totale nominale, sia per parità di potere d’acquisto; è anche il più grande esportatore e importatore di merci al mondo. La Cina è ufficialmente uno stato munito di armi nucleari ed ha il più grande esercito permanente, con il secondo più grande bilancio della difesa. L’economia cinese è attualmente la seconda maggiore economia alle spalle degli Stati Uniti d’America benchè fino dal 1949, anno di fondazione della Repubblica Popolare, il governo abbia portato avanti un modello di economia pianificata di stile sovietico strutturato su piani quinquennali che determinavano gli obiettivi per agricoltura e industria. L’agricoltura venne collettivizzata, la terra divenne proprietà dello Stato, i mercati locali aboliti e la maggior parte delle industrie di settori strategici passò sotto il diretto controllo statale. Finchè dopo ripetuti disastri economici e devastanti carestie il Partito Comunista Cinese decise nel 1978 l’introduzione di riforme economiche rivalutando le privatizzazioni di tutti i settori e portando l’economia alla crescita più rapida al mondo. La sua politica è improntata da tempo alla conquista economica di nuovi mercati e questa tendenza è confermata anche dalle recenti manovre della società cinese Geely Auto Group produttrice di auto, che dopo avere acquistato la Volvo, sembra intenzionata a perfezionare un massiccio acquisto di azioni della Dailmer A.G per divenire uno dei principali azionisti della Mercedes. Questo sembra indicare decisamente l’intenzione della Cina di entrare direttamente sul mercato UE. Ben diverso è l’atteggiamento della Russia di Putin nei confronti della UE. Anche le sue recenti vicende militari, che hanno interessato l’Ucraina e la Crimea e quelle in Siria miranti alla conquista di possibili basi militari sul Mediterraneo, sembrano far pensare alla possibilità di atteggiamenti prevaricanti russi sul piano militare nei confronti dell’Europa per ottenere in seguito favorevoli influenze economico-finanziarie sui nostri mercati. In pratica si potrebbe passare “dalla padella (Cina) alla brace (Russia)” e l’unica difesa possibile è, in ambo i casi, un rafforzamento economico e militare dell’Europa. Brexit e derive nazionalistiche permettendo!

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